mercoledì 26 ottobre 2011

LUCHINI ARTONI UN INTERPELLANZA ANCHE A PIOLTELLO

LUCHINI ARTONI UN INTERPELLANZA CHE FACCIAMO ANCHE NOSTRA

CONTRO LA LUCCHINI  FINALMENTE " L'OPPOSIZIONE" SI ALLARGA

S.F. Avevamo già espresso la nostra contrarietà all'autorizzazione richiesta dalla Lucchini di ingrandirsi,  Chiedendo a un Consigliere Provinciale il suo interessamento con un interpellanza in Consiglio Provinciale. ( Provincia interpellanza )

Lanciando noi, all'incontro organizzato dalle Acli a Segrate l'idea di delocalizzazione, ripresa e  fatta propria in seguito,  da Segrate Nostra.

Avevamo anche espresso seri dubbi e molte domande sulle autorizzazioni, sull'uscita da via Rugacesio, sulle distanze della recinzione dal sedime stradale, la verifica al catasto per una ipotetica appropriazione di terreno demaniale. ( -artoni-cosa-c' e'-sotto-l'asfalto.)

Tutte domande rimaste inevase, tranne scoprire poi che il Comune, forse sollecitato dai nostri post, ha chiesto alla lucchini di presentare le documentazioni alle autorizzazioni ( SASSOLINI )

Ora pubblichiamo un interpellanza, presentata al Consiglio Comunale di Pioltello dalla Lista per Pioltello, interpellanza che ha già ricevuto il plauso e l'adesione di Sinistra Ecologia e Libertà Segrate e Segrate Felice
Un plauso e un adesione a cui ci associamo
TERRITORIO E SOCIETA'

INTERPELLANZA

Interpellanza Pioltello 13/10/2011

Alla cortese attenzione del sig Sindaco del Comune di Pioltello

Gli abitanti di Segrate e della frazione Rugacesio del nostro comune da ormai alcuni anni
protestano per le emissioni maleodoranti e per il rumore sia diurno che notturno proveniente dagli
impianti per il trattamento del bitume e di materiale di asporto dagli scavi della ditta Lucchini-
Artoni, ditta collocata in territorio di Segrate al confine con Pioltello.
Negli scorsi mesi di Maggio e Giugno 2011, nelle ore serali e ripetutamente , le emissioni di
scarichi irritanti per le vie aeree superiori provenienti dagli impianti di questa ditta ha provocato
disturbi in numerose persone che abitano nella zona e che hanno allertato ASL, Vigilanza Urbana,
Arpa e Carabinieri.
Tali sostanze irritanti a più riprese sono state percepite, in particolari condizioni di vento, anche
nell’abitato di Seggiano, creando allarme nella popolazione costretta in condizioni di bel tempo a
chiudere le finestre delle abitazioni in tutto il quartiere.
E’ noto che la stessa ditta ha richiesto al Comune di Segrate il rilascio di un’autorizzazione per la
costruzione di un impianto di notevoli dimensioni sul medesimo terreno di confine dove già sono
depositate consistenti masse di detriti bitumosi.
Già nella situazione attuale, la movimentazione dei mezzi pesanti sulla via Rugacesio provoca
notevole disturbo al traffico e le colline di macerie e fresatura di asfalti, accumulate sul terreno
agricolo costituiscono un problema per il rischio di frane sui terreni circostanti e di inquinamento
della falda.
Da un esposto dei cittadini di Segrate risulterebbe inoltre che lo stesso accesso della Lucchini
Artoni sulla strada che collega Rugacesio con Segrate sia abusivo.
Dalle notizie di stampa si evince infine che la stessa ditta è coinvolta in ripetute violazioni della
legalità.

Ciò premesso il sottoscritto Consigliere Comunale chiede di sapere quali provvedimenti
l’Amministrazione Comunale di Pioltello abbia messo in atto a tutela della salute e della qualità
della vita dei cittadini pioltellesi che abitano nelle zone limitrofe e che tipo di iniziative abbia
intrapreso per evitare che il territorio di confine con Segrate diventi una fascia di ulteriore degrado.

Distinti saluti
Giovanni Moretti
Consigliere comunale della Lista per Pioltello

martedì 25 ottobre 2011

LA NOSTRA INIZIATIVA RIPRESA FAROVEVOLMENTE DAI GIORNALI

LA NOSTRA INIZIATIVA RIPRESA FAROVEVOLMENTE DAI GIORNALI 

7 Giorni il giornale del sud-est Milano7giorni il giornale del sud- est milano

L'INTERVISTA

Cronaca - Dal territorio teresociet
Strade dimenticate non è il titolo dell’ultimo concorso di fotografia, ma una provocazione rivolta ai cittadini e alle forze politiche che lavorano nel Comune di Pioltello per stanare i quartieri da rimettere a nuovo. L’iniziativa Migliora la tua città è nata all’interno della lista civica Territorio e Società. «Abbiamo deciso di avviare questo progetto perché già nel passato i residenti ci hanno inviato segnalazioni e foto per far presente quello che avrebbero voluto migliorare della nostra città» ha dichiarato Gregorio Procopio della lista civica Territorio Società.
Le immagini inviate finora e pubblicate sul sito di questa lista civica di Pioltello hanno per soggetto i marciapiedi dissestati. «Devo dire che dopo questa iniziativa qualcosa si è mosso. Vogliamo sensibilizzare e aiutare il Comune perchè meglio conosca la realtà del paese e le richieste dei cittadini» ha reso noto Procopio.
Strade e marciapiedi dissestati, buche, realizzazioni di scivoli e accessi per facilitare l'ingresso in farmacia a persone disabili o con difficoltà motorie sono i temi che più stanno a cuore ai cittadini. «È successo che alcune mamme si siano lamentate per la difficoltà di camminare con i passeggini proprio in corrispondenza degli asili - aggiunge Procopio - o per le buche nei pressi dell’oratorio. Altra difficoltà: i disabili non riescono a raggiungere agilmente la farmacia, a Seggiano, perché non vi sono adeguati scivoli».
A qualcuna di queste osservazioni si è trovata una soluzione. «Ad esempio - spiega Procopio - era stato segnalato che venivano abbandonate per strada alcune bombole del gas. Ora sono state rimosse. Alcune buche, come quella vicina all’oratorio, sono state sistemate. È vero che è un momento economico critico per le amministrazioni comunali, ma come accade in tutte le famiglie quando le entrate si riducono si cerca di ottimizzare le spese e far fronte a quelle più urgenti. In questo caso la riparazione di vie e marciapiedi sono una priorità».
Alessandra Moscheri

domenica 23 ottobre 2011

SALVIAMO LA CITTA' NUOVI ARRIVI, NUOVE FOTO, L' Oscar al Birillo

CONTINUA IL CONCORSO FOTOGRAFICO 
CON NUOVI  ARRIVI
Dopo le bombole abbandonate, questa volta l'Oscar va ai BIRILLI ( via Tintoretto) posizionati in mezzo alla strada per segnalare la buca
GLI ALTRI CONCORRENTI ( FOTO )( BOMBE )

Via TINTORETTO
via TINTORETTO





Via TINTORETTO

Via TINTORETTO
 
GUIDO ROSSA

GUIDO ROSSA

Via URBINO

GUIDO ROSSA

Via URBINO

Via URBINO

Via URBINO

Via URBINO

Via URBINO

Via URBINO

Via URBINO
 

venerdì 21 ottobre 2011

PIOLTELLO STRADE DIMENTICATE

LE PRIME IMMAGINI
DEL " CONCORSO FOTOGRAFICO"

Avevamo lanciato questo " concorso" ( MIGLIORA LA TUA CITTA'  )  dopo una serie  di segnalazioni arrivateci al nostro indirizzo E-Mail
Pubblichiamo le prime foto ringraziandovi vi sollecitandovi a continuare a mandarcene altre.,

VIA TOLIATTI

VIA TOLIATTI
PIO LA TORRE
PIO LA TORRE
PIO LA TORRE





PIO LA TORRE

ASILI NIDO SEGGIANO

ASILO NIDO SEGGIANO



PIO LA TORRE



ASILO NIDO SEGGIANO

ASILO NIDO SEGGIANO

Aggiungi didascalia

ORATORIO SEGGIANO

ORATORIO SEGGIANO

ORATORIO SEGGIANO

ORATORIO SEGGIANO

ORATORIO SEGGIANO

INACCESSIBILITA' FARMACIA SEGGIANO

INACCESSIBILITA' FARMACIA SEGGIANO

PIOLTELLO

PIOLTELLO

SEGGIANO


SEGGIANO

SEGGIANO


SEGGIANO

Raccolta rifiuti, il Core passa la palla

Inceneritore
Inceneritore


A fine mese una gara e l'azienda non parteciperà

Va bene il forno, va bene pure la politica energetica con i fumi dell’inceneritore «spillati» dall’azienda partecipata Pro Aris per il teleriscaldamento. Ma sull’igiene urbana qualche problema c’è
Sesto San Giovanni, 21 ottobre 2011 - Va bene il forno, va bene pure la politica energetica con i fumi dell’inceneritore «spillati» dall’azienda partecipata Pro Aris per il teleriscaldamento. Ma sull’igiene urbana qualche problema c’è. Lo ammette anche Valentino Mejetta, il presidente del Core, il consorzio che raccoglie e smaltisce i rifiuti, che riunisce i Comuni di Sesto, Cormano, Cologno, Pioltello e Segrate. Tutta questione di mezzi e uomini, insufficienti a garantire diverse rotazioni e a mantenere così pulita la città.
«A fine mese il nostro contratto con l’amministrazione scadrà e possiamo già dire che non parteciperemo alla gara di appalto per aggiudicarci il servizio», annuncia Mejetta. Così, dopo cinque anni di gestione in house, si torna sul mercato. «L’obiettivo in origine era quello di superare la frammentazione del ciclo dei rifiuti e aggregare anche gli altri Comuni soci — spiega il presidente —. Così non è successo e l’obiettivo non è più realizzabile».

Circa 479 chilogrammi raccolti all’anno per abitante, 1,3 chili al giorno per persona, nel 2010 i 5 Comuni soci hanno conferito all’impianto di via Manin 49.141 tonnellate di rifiuti su 70.852 totali, considerando le amministrazioni clienti. Bilancio di esercizio al 31 dicembre 2010 di 143.590 euro, per Mejetta Sesto potrà contare sul suo termovalorizzatore ancora per dieci anni.

La partita che si apre ora è quindi sull’affidamento della raccolta della spazzatura. Gli uffici ci stanno già lavorando: la gara sarà lanciata per fine mese e il bando resterà aperto per sei mesi. «Le imprese dovranno essere del settore e fisseremo delle soglie di ammissibilità per esperienza e risorse economiche — fa sapere l’assessore all’Ambiente Lella Brambilla —. Cerchiamo un soggetto all’altezza del compito, quindi porremo criteri specifici sulla capacità di investimento, sul numero di dipendenti impiegati, sul numero di passaggi garantiti a settimana». Come in ogni cessione di ramo d’azienda, chi vincerà l’appalto dovrà assorbire anche i mezzi e il personale del Core che si occupava dell’igiene urbana.

«Solleciteremo la partecipazione al bando di cooperative di tipo B e vincerà chi presenterà l’offerta migliore con un minor esborso per il Comune — continua Brambilla —. Inoltre, stiamo lavorando su una nuova piattaforma da realizzare nell’area di via Manin in project financing».

E se il Pd con il capogruppo Andrea Rivolta chiede di aumentare le percentuali di riciclo, Silvio La Corte non si accontenta della quantità della differenziata. «Nella relazione del Core leggiamo che è il 40,74%, ma ho rifatto i conti e siamo solo al 39% — lamenta il capogruppo di Rifondazione —. Questo è inaccettabile, anche perché l’Unione europea ci chiede ben altro. Raccogliere di più consentirebbe di smaltire e inquinare meno. Senza contare che quei soldi risparmiati potrebbero essere investiti in addetti e quindi in pulizia della città».
     di Laura Lana ( dal Giorno)

domenica 16 ottobre 2011

MIGLIORA LA TUA CITTA' MANDACI LE TUE FOTO

STRADE, MARCIAPIEDI E PROBLEMI DIMENTICATI 
MANDA LE TUE FOTO
Segnalaci il problema 
Scrivia a:
territorioesicieta.pioltello@gmail.com
 Non tutto è da buttare, alcune zone sono veramente belle e vivibili, alcune vie sono appena state rifatte poco prima delle elezioni,  a prescindere se necessitavano dell'intervento urgente o meno, presentano un aspetto gradevole.
Altre invece,  non solo quelle periferiche ma vie principali, sembrano abbandonate a se stesse, dimenticate da tempo come se nessuno mai passasse di li.

Dopo le segnalazioni pervenute, abbiamo visionato marciapiedi stupendi, con a fianco altrettanto  marciapiedi, che sembrano delle vere zone di guerra, dove l'abbandono e le buche la fanno da padrona.
Ci sono arrivate molte segnalazioni correlate da fotografie, su barriere insormontabili per i diversamente abili, alle persone anziane, ai passeggini. ( tutti quartieri ne sono pieni)
Abbiamo ricevuto segnalazioni su piccoli problemi nei plessi scolastici e sui trasporti pubblici, su tanti tantissimi piccoli problemi che condizionano la vita di tutti i giorni.
  VISTE LE DECINE DI SEGNALAZIONI APRIAMO UN CANALE PREFERENZIALE, ALLE SEGNALAZIONI E ALLE FOTO CHE CONTINUANO AD ARRIVARCIVI
PUBLICHEREMO LE FOTO MAN MANO CHE CI ARRIVANO, CERTI CHE POSSANO ESSERE UTILI, CONFIDANDO CHE CHI DEVE INTERVENIRE NE FACCIA TESORO

Vogliamo cominciare con una BOMBA, che gira da una ventina di giorni per il Satellite ora ferma in via Cimarosa.





(nostra segnalazione al giorno )
Marciapiedi sconnessi, strisce pedonali impraticabili e scivoli per i disabili a dir poco pericolosi. È la fotografia del quartiere di Seggiano, dove la gente arrabbiata ha chiesto al «Giorno» per di documentare il degrado della zona nella speranza di sensibilizzare il Comune a risolvere i disagi. Buchi grandi come crateri e marciapiedi disastrati per anziani, donne con i passeggini al seguito e soprattutto per i disabili, messi in difficoltà da una situazione diventata ormai insostenibile. A raccontarcelo sono loro, i cittadini che ogni giorno vivono i problemi sulla propria pelle. Una delle zone off-limits per i disabili è la farmacia centrale di Seggiano, dove peraltro la rastrelliera per le biciclette si trova sotto la macchina erogatrice di profilattici e, quindi, risulta inutile. «Ho un’amica disabile costretta a muoversi con un accompagnatore - racconta Francesca Recenti - perché con i marciapiedi in queste condizioni non riesce a camminare da sola con le stampelle. Non solo, il passeggino del suo bimbo di pochi mesi ogni volta che si trova davanti ad una buca rischia di cadere. La farmacia ha una sola discesa, piazzata proprio davanti al parcheggio per i disabili, ma quando ci sono le auto in sosta la carrozzina non passa». «I marciapiedi sono troppo alti e con le stampelle è difficile salirci - continua - e le strisce pedonali finiscono contro una specie di muro, perchè in quel punto i marciapiedi sono alti almeno quaranta centimetri e non hanno le discese per i disabili». Il problema è diffuso in tutta Seggiano, basta farsi un giro con l’obbiettivo puntato per accorgersi che la situazione non è semplice nemmeno per gli anziani. «Seggiano sembra ormai una frazione fantasma - incalza Gregorio Procopio, della lista civica Territorio e Società - la situazione è tragica, strade e marciapiedi sembrano un percorso di guerra».

Ma non basta. «Davanti all’oratorio l’asfalto è sconnesso, pochi giorni fa ho visto una signora in grosse difficoltà -ricorda Natale Recenti- mentre camminava le ruote del passeggino si sono incastrate nelle buche e il bambino è caduto per terra». E ancora: «Di fronte all’ingresso, dove entrano i bambini dell’oratorio, c’è un palo della luce con i fili elettrici che escono dalla cassetta - aggiunge Natale Recenti- se solo un bambino ci mettesse le dita succederebbe una tragedia». Nella mappa delle zone più a rischio c’è via della Stazione, dove il nuovo marciapiede, grandissimo e piastrellato, è più alto del vecchio tracciato pedonale, rendendo il dislivello pericoloso per gli anziani. Davanti all’asilo nido di via Togliatti, il marciapiede è pieno di buche e la recinzione della scuola è fatta di un vecchio cemento armato, con spuntoni di ferro arrugginito in bella mostra. «Le mamme con i passeggini - afferma Angelo Corniani- non riescono ad utilizzarlo perché è troppo stretto, così sono costrette a camminare in mezzo alla strada. La cosa assurda è che il Comune ha rifatto il marciapiede ma solo sul lato opposto, vicino alla fermata dell’autobus».
di Patrizia Tossi

SISAS- LA COMMISSIONE PARLAMENTARE SULLE ECOMAFIE "INTERROGA" PELAGGI

La discarica di Pioltello

Bonifica di Pioltello, Luigi Pelaggi
ascoltato in Commissione ecomafie
Il tecnico di fiducia di Stefania Prestigiacomo ha cercato di chiarire due punti fondamentali nell'inchiesta: la classificazione dei rifiuti e i motivi dell'aumento esponenziale delle scorie pericolose
Aveva voglia di parlare e di spiegare tutto Luigi Pelaggi, l’uomo forte del ministero dell’Ambiente, da qualche mese alle prese con una complessa inchiesta della Procura di Milano sulla bonifica di Pioltello. Davanti alla commissione ecomafie, il tecnico di fiducia di Stefania Prestigiacomo si è presentato con due dossier importanti e significativi: l’operazione di recupero ambientale nell’area dell’ex Sisas, alle porte di Milano – le cui presunte irregolarità sono denunciate dallo scorso marzo da Greenpeace – e il Sistri, il sistema di monitoraggio dei rifiuti pericolosi. Due filoni che la commissione presieduta da Gaetano Pecorella ha iniziato ad approfondire da qualche mese, incrociando i lavori parlamentari con le inchieste delle magistratura milanese e napoletana.

Alla fine Luigi Pelaggi si è dovuto accontentare di poco meno di un’ora di tempo, dedicata a cercare di fare chiarezza sull’operazione di bonifica dell’ex Sisas di Pioltello. Un punto dolente nella sua carriera, dopo che la Procura di Milano lo ha accusato di essere il destinatario di un tangente di 700 mila euro, che sarebbe stata pagata, secondo i magistrati, dalla Daneco, la società vincitrice della gara per la bonifica. Nel corso dell’audizione – che si è tenuta a palazzo San Macuto nei giorni scorsi – Pelaggi ha concentrato la sua ricostruzione su due punti, centrali nell’inchiesta: la classificazione dei rifiuti e i motivi dell’aumento esponenziale delle scorie pericolose, parte delle quali sono poi finite nella discarica spagnola di Nerva. Un invaso che – secondo le associazioni Ecologistas en accion e Greenpeace Spagna – avrebbe ricevuto i veleni da Milano senza poi trattarli adeguatamente.

Secondo la procura di Milano la tangente sarebbe servita a coprire una “declassificazione” dei rifiuti pericolosi da parte di Daneco, per poter economizzare sui costi reali di smaltimento. Luigi Pelaggi su questo punto ha cercato di spostare la responsabilità sull’intera struttura commissariale e sulla società che ha vinto la gara: “A fine novembre del 2010 – ha spiegato – la società Daneco ha inviato una lettera alla direzione dei lavori in cui dichiarava che ai sensi dell’attuale normativa spetta a lei stabilire il codice, perché la responsabilità afferisce solo al produttore e quindi a loro”. Una volta ricevuta la comunicazione sull’intenzione di rivedere la tipologia di scorie raccolte durante la bonifica, Pelaggi si sarebbe avvalso della consulenza degli esperti e degli organismi di controllo: “L’ufficio commissariale – ha proseguito – ha chiesto contestualmente un parere all’istituto superiore della sanità, all’Arpa e alla Provincia di Milano, e ai due professori universitari che fanno parte dell’ufficio commissariale, Giovanni Beretta e Gianni Andreattola. Tutti hanno risposto che dal punto di vista squisitamente tecnico il mutamento dei codici dei rifiuti era tecnicamente accettabile”.

La versione del commissario straordinario si scontra con quanto ricostruito dai magistrati milanesi: “In una telefonata intercettata il 15 marzo 2011 tra Filipponi e Zanotti, tesoriere e dirigente contabile della Daneco – si legge nell’ordinanza del tribunale del riesame di Milano – gli interlocutori fanno riferimento all’importo di 700 mila euro e dicono “poi settecento sai dove vanno”, “lo so, lo so”, “c’è andata bene anche stavolta” e “questo commissario è fantastico”. La Procura aveva poi contestato il mancato parere favorevole dell’Arpa sul cambiamento dei codici dei rifiuti, “unico soggetto legittimato ad emettere tale valutazione”.

Nel corso dell’audizione il commissario straordinario si è tenuto lontano dalle accuse arrivate in questi mesi dagli ambientalisti. Neanche un cenno alla discarica di Nerva in Andalusia, dove le scorie arrivate da Pioltello sono state coinvolte in due incendi. Silenzio anche sull’ultimo dossier di Greenpeace, che ha posto molti dubbi sulla destinazione finale delle terre contaminate. Per Luigi Pelaggi i tanti siti che hanno accolto i rifiuti erano regolarmente autorizzati.

SISAS-Rifiuti tossici, è ancora allarme rosso Da Pioltello a Inzago il nerofumo preoccupa.

Rifiuti tossici, è ancora allarme rosso Da Pioltello a Inzago il nerofumo preoccupa

Risale a sette mesi fa l’avvio dei rilievi Arpa sul sito di Inzago. C’è il dubbio che la struttura non sia attrezzata per immagazzinare il terriccio contaminato dal mercurio
Commenti

Bonifica area ex SisasBonifica area ex Sisas
Pioltello, 16 ottobre 2011 - Il mistero delle scorie prodotte dalla bonifica dell’ex-Sisas di Pioltello entra nell’aula consiliare del Pirellone. Il consigliere regionale democratico Fabio Pizzul ha infatti posto un’interrogazione alla Giunta Formigoni, con risposta prevista per il cosiddetto question time di martedì prossimo sulla destinazione dei rifiuti contaminati dal nerofumo. Con attenzione particolare sulla natura del materiale trasportato a Inzago proprio dal polo chimico dismesso: «Gli inzaghesi lamentano ancora la presenza di forti odori nella zona della discarica», fanno sapere infatti dal Pd regionale.
Nel documento Pizzul ricorda che la prima richiesta di spiegazioni sullo smaltimento dei rifiuti dell’area ex Sisas e sulle caratteristiche dei materiali giunti alla discarica di Inzago risale a marzo scorso. Allora la risposta era stata che Arpa stava terminando le attività di controllo ordinario. Fatto allarmante, l’arrivo delle scorie, tanto più che «secondo Greenpeace risulta che alcune delle società che hanno ricevuto le scorie non gestiscono discariche di rifiuti pericolosi - ricorda Pizzul -. Si sarebbe dunque trattato di stoccaggi provvisori e di semplici intermediari. Terre contaminate alla fine sparite, volatilizzate, con un destino finale che rimane tuttora sconosciuto». Nel frattempo sulla vicenda ha avviato un’indagine anche la Procura di Milano, che aveva aperto un fascicolo a marzo dopo la presentazione del primo esposto di Greenpeace.
Le prime indagini hanno portato a ipotizzare il coinvolgimento della società Daneco e del commissario straordinario Luigi Pelaggi. Il Partito democratico, con Fabio Pizzul primo firmatario dell’interrogazione presentata in un documento, chiede alla Giunta di sapere «quali iniziative ha messo in campo la Regione per verificare il corretto smaltimento delle scorie derivanti dalla bonifica dell’area ex Sisas di Pioltello, quale sia la valutazione data da Arpa relativamente alle categorie di rifiuti conferiti alla discarica di Inzago e negli altri siti della regione e quali azioni siano state messe in campo per garantire che nessun materiale pericoloso sia stato stoccato o smaltito irregolarmente sul territorio lombardo». Martedì sarà l’assessore all’Ambiente Marcello Raimondi o il collega Daniele Belotti per il Territorio.
di Daniele Monaco

venerdì 14 ottobre 2011

CRISI SOMALA....AIUTIAMOLI

 SERATA DI BENIFICENZA 
IN FAVORE DELLA POPOLAZIONE SOMALA
HANNO BISOGNO DI ACQUA E CIBO AIUTIAMOLI
SABATO 15/10/2011 ORE 20.30
Centro Islamico di Segrate, via Cassanese 3/5
INTERVENITE NUMEROSI E FATE GIRARE L'INVITO IL PIU' POSSIBILE
HANNO BISOGNO DI TUTTI NOI


venerdì 7 ottobre 2011

SISAS TRUFFA AGGRAVATA


Truffa aggravata alla Sisas di Pioltello
Gli scarti tossici venivano declassati
Per la procura di Milano, giro di tangenti per chiudere un occhio sulle procedure di smaltimento delle tonnellate di scarti tossici di uno dei più grandi siti di bonifica nazionale
La tecnica ormai è rodata. Nella Campania dei reati ambientali e delle discariche abusive si chiama “giro bolla”, e consiste nel cambiare il codice dei rifiuti, trasformando pericolosi scarti tossici in docili rifiuti urbani.

Per i magistrati che indagano sulla Sisas di Pioltello, uno dei più grandi siti di bonifica nazionale, a pochi chilometri da Milano, si chiama invece truffa aggravata. Sotto la lente dei pm Paola Pirotta e Paolo Filippini sono finiti Bernardino Filipponi, amministratore delegato di uno dei più grandi gruppi privati impegnati nella gestione dei rifiuti, la Daneco impianti srl, controllata dall’imprenditore napoletano Francesco Colucci (che non risulta indagato); e Luigi Pelaggi, potentissimo capo della segreteria tecnica del ministero dell’Ambiente, nominato commissario straordinario di Protezione civile per la bonifica dell’area.

Lavori per 38 milioni di euro da portare a compimento con «somma urgenza», per evitare una multa salatissima dell’Unione europea. Secondo le indagini della procura, Filipponi avrebbe consegnato a Pelaggi 700mila euro, affinché il commissario straordinario chiudesse tutti e due gli occhi sulle procedure per lo smaltimento delle tonnellate di scarti tossici della fabbrica chimica dell’hinterland milanese, chiusa negli anni ’90 e da allora mai bonificata. Obiettivo dell’imprenditore: «ottenere provvedimenti amministrativi favorevoli alla società appaltatrice in quanto comportanti minori costi di esecuzione dei lavori, in violazione delle norme ambientali», si legge nel provvedimento del Tribunale di Milano che ha confermato il sequestro di 48mila euro in contati rivenuti a casa di Filipponi.

Il Riesame ha respinto il ricorso della difesa ritenendolo «infondato». Nel documento, dove si ipotizzano i reati di truffa aggravata e corruzione, vengono riportati i contatti tra Francesco Colucci e Luigi Pelaggi, per organizzare un incontro ritenuto dai magistrati «del tutto incongruente con i compiti istituzionali di quest’ultimo». Secondo i pm la Daneco si sarebbe aggiudicata l’appalto che prevedeva lo smaltimento di rifiuti inizialmente dotati del codice europeo 191302 (ossia materiali frutto della bonifica di terreni inquinati), per poi modificarne i termini, cambiando tipologia di rifiuto in scarti dal codice 191212, meno inquinanti e meno costosi da stoccare in discarica. Per intenderci, terreni contenenti idrocarburi e veleni, come il pericoloso “nerofumo”, sono “ribattezzati” – attraverso un semplice processo di triturazione e miscelazione – come rifiuti trattati, meno pericolosi, del tutto simili alle balle di monnezza che escono dagli impianti Stir della Campania (classificate appunto col codice 191212).

La modifica irregolare del codice, secondo i giudici del tribunale di Milano, avrebbe prodotto un risparmio considerevole per la Daneco, «che così si assicurava la possibilità di risparmiare sugli oneri economici anche sotto il profilo dell’imposizione fiscale dello smaltimento». I rifiuti classificati 191212, quelli a cui la Daneco avrebbe cambiato codice, secondo le informazioni fornite dalla stessa Daneco e confermate da un documento della Sogesid del maggio 2011, sono stati inviati in due discariche: la Smc spa smaltimenti controllati, di Chivasso, provincia di Torino; e la discarica di Mariano Comense, provincia di Milano. Entrambe sotto il controllo della società Waste Italia. Proprietà di Pietro Colucci, fratello di Francesco, il patron della Daneco.

Una vicenda tutta gestita in famiglia. I fratelli Colucci, Pietro e Francesco, partendo dall’azienda del padre, negli ultimi vent’anni sono riusciti a creare forse il più importante gruppo privato nel settore ambientale, sotto il controllo della holding Unendo, con le società operative Daneco e Waste. La Daneco con le sue controllate è incappata anche in guai giudiziari (senza alcuna condanna al momento), come raccontato questa estate in un’inchiesta uscita sul settimanale Left e da un’interrogazione parlamentare del deputato Pd Alessandro Bratti. La Procura di Benevento, la scorsa primavera, ha sequestrato la discarica di Sant’Arcangelo Trimonte, gestita dalla Daneco, a causa di ingenti versamenti di percolato nelle falde acquifere. La Procura di Latina indaga su una frode in pubbliche forniture nella gestione da parte del gruppo Colucci di due società del sud Pontino, Terracina Ambiente e Latina Ambiente. Nella vicenda emerge anche l’ombra di subappalti affidati a ditte in odore di camorra. La Daneco è sotto indagine anche per l’appalto dei termovalorizzatori siciliani, mai realizzati, e per una discarica a Pianopoli, in Calabria. Vicende sulle quali i protagonisti ribadiscono la correttezza del loro operato.

Anche Pietro Colucci, imputato per frode in pubbliche forniture a Latina per presunti noli irregolari assegnati nel 2001, ha sostenuto più volte la sua estraneità alle accuse e ha affermato di aver rinunciato alla prescrizione per farsi assolvere in processo. Il gruppo è stato diviso quest’anno tra i due fratelli: a Francesco è andata la Daneco, che questa estate si è aggiudicata la costruzione dell’inceneritore di Salerno (trecento milioni di euro assegnati dal presidente della provincia campana Edmondo Cirielli); mentre a Pietro sono rimaste la Waste Italia e il gruppo impegnato nelle energie rinnovabili Kinexia, quotato alla borsa di Milano (sul quale si vocifera di un interessamento del fondo 21 Investimenti della famiglia Benetton). Rotti i rapporti col fratello Francesco, Pietro ha infatti affiancato al business dei rifiuti a quello delle rinnovabili. E ha recentemente scritto un libro insieme all’ex ministro dell’ambiente Edo Ronchi (“Vento a favore”, Edizioni ambiente). Presentato questo settembre alla festa nazionale dell’Unità di Pesaro, insieme al parlamentare ecodem Roberto Della Seta, ex presidente di Legambiente, in un dibattito sulla green economy. In attesa della riconversione ecologica, restano però i rifiuti tossici di Pioltello coi pericolosi rischi per l’ambiente che potrebbero comportare.

di Manuele Bonaccorsi e Nello Trocchia
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09/23/truffa-aggravata-alla-sisas-di-pioltello-gli-scarti-tossici-diventavano-rifiuti-urbani/159305/

PIOLTELLO VIDEO I rifiuti scomparsi

Pioltello, tangenti e rifiuti scomparsi SOTTO IL TAPPETO

       Presentato a Milano il dossier di Greenpeace
Secondo l'associazione ambientalista, il caso della bonifica dell'ex Sisas è l'esempio più lampante dell'inadeguatezza della gestione emergenziale. Sulla vicenda indaga da alcuni mesi la Procura di Milano che ipotizza un versamento di mazzette per evitare i control
L’ultimo dossier di Greenpeace sulla bonifica dell’ex area industriale Sisas di Pioltello punta fin dal titolo direttamente al cuore del problema: “Il mistero dei rifiuti scomparsi”. Numeri che non tornano, codici d’identificazione delle scorie pericolose che cambiano passando dal porto di Genova a quello di Siviglia, con un saldo finale di migliaia di tonnellate di materiale pericoloso che, secondo l’associazione ambientalista, non è chiaro dove sia finito.

Sulla vicenda indaga da alcuni mesi la Procura di Milano, che aveva aperto un fascicolo a marzo dopo la presentazione del primo esposto di Greenpeace e la pubblicazione di una serie di reportage su il manifesto. Le prime indagini hanno portato a ipotizzare il versamento di una tangente di 700 mila euro da parte della società incaricata della bonifica, la Daneco Impianti di Francesco Colucci al commissario straordinario Luigi Pelaggi, ovvero chi ha materialmente seguito le procedure di gara e il progetto per conto del Ministero dell’Ambiente. Soldi che, secondo i magistrati, sarebbero stati pagati per evitare controlli troppo stringenti sull’operazione di bonifica, realizzata in grande velocità dalla Daneco per cercare di far evitare al governo italiano le sanzioni comunitarie.

L’organizzazione ecologista a distanza di quasi un anno dall’avvio della bonifica ha elaborato il saldo tra i materiali pericolosi usciti da Pioltello – in gran parte nerofumo contaminato da mercurio – e le notizie raccolte da marzo in poi sulle destinazioni finali di quelle scorie. Con due percorsi significativi: la via spagnola e la rete italiana.

Almeno 25 mila tonnellate di nerofumo intriso di mercurio e idrocarburi sono sicuramente finite in Andalusia tra il gennaio e il marzo scorso, trasportate via nave da Genova fino al porto fluviale di Siviglia. La discarica che ha ricevuto quelle terre contaminate da Pioltello, il sito di Nerva della società spagnola Befesa, è stata chiusa nei mesi scorsi. Il dossier aggiunge nuovi dettagli e documenti su questa via spagnola delle scorie, che parte da Milano, per finire in questo sito “senza essere sottoposte a nessun trattamento”, come si legge nello studio presentato ieri a Milano. L’area industriale di Pioltello in via di bonifica è altamente contaminata, con sostanze derivate dall’attività petrolchimica. Scorie tossiche, cancerogene, che hanno bisogno di una messa in sicurezza a regola d’arte. Il 7 marzo scorso la Daneco in un comunicato ufficiale affermava che la bonifica aveva riguardato 59 mila tonnellate di materiale, contraddicendo, secondo Greenpeace, la stima della precedente impresa incaricata della bonifica, la Sadi del gruppo Grossi, pari a 30,4 mila tonnellate. Ogni rifiuto ha poi bisogno di quella che tecnicamente si chiama “caratterizzazione”, ovvero l’analisi puntuale delle sostanze contenute, finalizzata ad individuare il tipo di smaltimento. Non tutto può finire, ad esempio, in discarica senza un adeguato trattamento.



Secondo Greenpeace, in questa fase qualcosa non ha funzionato. La Daneco a marzo affermava che nella grande maggioranza i rifiuti pericolosi erano classificabili con il codice 191301* (l’asterisco indica la pericolosità). E per l’associazione i conti non tornano: in un documento dell’autorità portuale di Siviglia presentato da Greenpeace si legge che lì sarebbe arrivato un rifiuto con tutt’altra classificazione, contraddistinta dal codice 061305. “Errore materiale o truffa?”, chiede l’associazione ambientalista.

Al di là dei tanti misteri sui codici che cambiano mentre attraversano il mare, rimane aperto il capitolo della destinazione finale dei veleni partiti dall’Italia. La discarica spagnola di Nerva – gestita dalla società Befesa – che ha accolto circa la metà dei rifiuti pericolosi di Pioltello – dato ammesso dalla stessa Daneco – è stata recentemente chiusa dopo due incendi che hanno colpito proprio le scorie italiane e dopo una serie di denunce partite dagli ecologisti spagnoli. Grazie ad un’ampia documentazione fotografica mai contestata dalla Daneco, Greenpeace Spagna e Ecologistas en Accion hanno dimostrato come le terre contaminate arrivate da Milano venissero sversate nell’invaso in piena Andalusia senza essere trattate. Una violazione chiara delle norme ambientali, alla fine riconosciuta anche dal governo andaluso, che ha disposto la chiusura del sito.

La seconda domanda che pone Greenpeace riguarda direttamente l’Italia. Circa 50 mila tonnellate di rifiuti pericolosi secondo Daneco sono state avviati ad impianti italiani, come risulta dalla comunicazione inviata all’associazione dal commissario Luigi Pelaggi. Secondo la denuncia di Greenpeace “da un rapido controllo risultava che alcune delle società che hanno ricevuto le scorie non gestiscono discariche di rifiuti pericolosi”. Si sarebbe dunque trattato di “stoccaggi provvisori e di semplici intermediari”. Terre contaminate alla fine sparite, volatilizzate, con un “destino finale che rimane tuttora sconosciuto”.

di Riccardo Gardel 

giovedì 6 ottobre 2011

SISAS IL RAPPORTO DI GREENPEACE

BONIFICHE E RIFIUTI PERICOLOSI 

  un'emergenza senza fine? Oggi Greenpeace presenta il rapporto

Le bonifiche

Una pesante eredità del passato

  30 settembre, 2011
Decenni d’industrializzazione selvaggia hanno aperto numerose ferite sul nostro territorio. Oggi vaste aree - suoli, acque interne, mari - non sono accessibili alla cittadinanza perché pesantemente contaminate. La bonifica di questi siti è al tempo stesso un riconoscimento degli errori del passato e un impegno a tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini: le sostanze tossiche dei siti inquinati si disperdono nell’ambiente, con impatti generalizzati sulla popolazione e sul territorio circostante.

In Italia, le aree da bonificare sono moltissime: 57 di esse, le più pericolose, sono state classificate come “Siti d’Interesse Nazionale” (SIN: acronimo perfetto, visto che sin in inglese vuol dire “peccato”). I contaminanti maggiormente presenti all’interno dei SIN sono diossine, idrocarburi policiclici aromatici, metalli pesanti, solventi organo clorurati e policlorobifenili (PCB). Nel totale i SIN coprono il 3% del territorio nazionale: 1.800 chilometri quadrati di aree marine, lagunari e lacustri (il doppio della Laguna di Venezia e del Lago di Garda messi insieme) e 5.500 chilometri quadrati di aree terrestri (più della somma delle province di Milano, Pavia e Lodi). I Comuni inclusi nei SIN sono oltre 300, con circa 9 milioni di abitanti e non c’è regione italiana che non abbia nel suo territorio almeno un sito contaminato.
Ma nel nostro Paese non ci sono solo i SIN: 13.000 siti sono stati identificati come potenzialmente contaminati e 5.000 sono da bonificare. Per queste aree, la bonifica è di competenza regionale.

Gli impatti di queste aree possono essere molto gravi. Una ricercatrice che lavora a un progetto di ricerca dell'Istituto Superiore di Sanità sull’impatto sanitario dei SIN (Progetto Sentieri) ha dichiarato: «Il tasso di mortalità per tutte le cause in 27 SIN per gli uomini e in 24 SIN per le donne è superiore alla media italiana. Mentre il tasso di mortalità causato da tutti i tipi di tumore è superiore alla media regionale in 28 SIN per gli uomini e in 21 SIN per le donne. Nei 44 SIN si sono verificati 10mila decessi per tutte le cause e 4mila per tutti i tumori in eccesso rispetto ai riferimenti regionali. È una prima conferma del fatto che questi 44 SIN realmente rispondevano a un criterio di rischio sanitario esistente».

 
D’altra parte, la possibilità di allungare le mani su grandi aree potenzialmente edificabili (molti siti da bonificare si trovano nell’immediata periferia delle grandi città) e la generale gestione emergenziale degli interventi nel nostro Paese suggeriscono spesso “scorciatoie” - pericolose ma remunerative per chi le segue - riguardo allo smaltimento dei rifiuti provenienti dalle bonifiche. Un esempio è la vicenda della discarica ex-Sisas di Pioltello-Rodano, in Lombardia (un sito SIN) dove Greenpeace ha documentato irregolarità nella gestione dei rifiuti tossici esportati in Spagna: la tentazione di “gettare la spazzatura” nella pattumiera altrui è sempre molto forte, perché economicamente conveniente.
Come procedere con le bonifiche? Greenpeace propone cinque passi per uscire dall’emergenza e trasformare le bonifiche in occasione di ricerca e innovazione, creando occupazione e salvaguardando il territorio, le risorse naturali e la salute umana:
  • Fine della gestione commissariale ed emergenziale delle bonifiche.
  • Abolizione dell’art.2 della Legge n.13/2009 (cioè di ogni ipotesi di “condono tombale”).
  • Elaborazione di un Piano Nazionale per le bonifiche dei SIN, che dovrà prevedere: - nuovi investimenti produttivi e nuove infrastrutture con elevati standard di sostenibilità ambientale per abbattere le emissioni inquinanti e prevenire la generazione di rifiuti; - misure e programmi per l’efficienza e il risparmio energetico e la produzione di energia da fonti rinnovabili; - attività di ricerca, sistemi di monitoraggio e controllo della qualità ambientale dei siti e degli effetti sulla salute dei cittadini.
  • Certezza sulle risorse finanziarie assegnate al Piano Nazionale bonifiche, sia da parte del Governo, sia dalle imprese interessate.
  • Allargamento alle rappresentanze dei cittadini, ai sindacati e alle associazioni ambientaliste di ogni sorta di tavolo di confronto sul tema bonifiche.
PER APPROFONDIRE

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/Che-fine-hanno-fatto-i-rifiuti-di-Pioltello-Rodano/

/Nuove-prove-sul-caso-ex-Sisas/