mercoledì 29 febbraio 2012

UNA RISPOSTA DOVUTA ALL'ASSESSORE BOTTASINI

L'OBBIETTIVO COMUNE NON E' LA RACCOLTA FIRME? 

 IL PRESUPPOSTO DELL'ITALIA SONO ANCHE IO
 PER NOI E', NESSUNO ESCLUSO

 
Desideriamo rispondere alla malevola e gratuita insinuazione dell’assessore  Bottasini, contenuta nella comunicazione sottostante.

 
Gratuita perché non si comprende cosa c’entri la validazione delle firme da noi raccolte in una comunicazione che propone un’iniziativa alla Consulta Interculturale di Pioltello. Se Bottasini ha dei rilievi da fare sulla regolarità della nostra azione li presenti alle autorità competenti e chieda l’annullamento delle firme. Altrimenti taccia.

 
Gratuita e anche malevola perché Bottasini finge di non sapere che in data 15 dicembre 2011, la nostra lista, insieme alle associazioni Centro Islamico di Milano e Lombardia, La Fratellanza, Amal, La Perla del Pacifico, ha promosso un incontro invitando TUTTE le organizzazioni interessate ad aderire alla campagna (tra cu i rappresentanti locali dei soggetti che hanno promosso la campagna a livello nazionale). In quella sede abbiamo proposto di promuovere un comitato locale e di svolgere iniziative comuni. Il contributo della “Lista per Pioltello” alla riunione e alla proposta (oltre agli scomposti e maleducati interventi di due suoi esponenti, i quali hanno più volte interrotto le altre persone mentre parlavano), è stata la dichiarazione che intendeva, salvo diversa e successiva decisione, svolgere i banchetti autonomamente. Le persone e le organizzazioni presenti hanno tuttavia ribadito l’intento di collaborare.

In seguito le organizzazioni che hanno promosso l’incontro hanno costituito, seppur in modo informale, un comitato locale, raccogliendo anche l’adesione della Fabbrica di Nichi di Pioltello e del costituendo circolo ARCI “La società degli eguali”. Cos’abbia fatto la “Lista per Pioltello” non lo sappiamo e non ci interessa saperlo. Certamente non ha più contattato nessuna delle suddette realtà. Salvo in un caso, via face book, quando uno dei due maleducati di cui sopra ha invitato il presidente della “Pela del Pacifico” ad unirsi alla “loro” raccolta delle firme, a condizione però che la cosa non avvenisse in collaborazione con la nostra lista. Non si capisce quindi perché avremmo dovuto, come scrive Bottasini, “chiedere una mano” a loro.

 
Precisiamo che abbiamo svolto, come preannunciato e secondo il nostro stile partecipativo, numerosi incontri con gruppi d’interesse, all’interno dei caseggiati, nelle sedi delle associazioni. Questo lavoro ha prodotto la raccolta di centinaia di firme, che sono state regolarmente autenticate dai soggetti riconosciuti dalla legge a svolgere tale funzione (e che, per informazione di Bottasini e dei lettori, non sono solo i consiglieri e gli assessori della “Lista per Pioltello”, ma anche i consiglieri comunali delle altre liste, i consiglieri provinciali, quelli regionali, i deputati e i senatori, più diverse altri pubblici ufficiali che non elenchiamo per non dilungarci troppo). Le firme sono state regolarmente depositate presso il comitato promotore di Milano e chiunque ne può verificare la validità.  

 
Vogliamo concludere questa risposta esprimendo il nostro profondo rammarico e tuttavia lanciando una proposta costruttiva.

Un grande rammarico per una calunnia gratuita lanciata da una persona che ha sempre raccolto la nostra stima e il nostro rispetto. Com’è possibile che si arrivi a denunciare, senza alcun riscontro, e per puro dispetto, un gruppo di persone che si sta impegnando per il tuo stesso scopo? Per di più quando questo scopo è il riconoscimento dei diritti civili alle persone che ne sono prive? Possiamo comprendere le ragioni umane e di parte che spingono una persona della levatura di Giuseppe Bottasini a prestarsi a questo indecente teatrino. Le comprendiamo ma non le giustifichiamo. Non intendiamo farlo in virtù del rispetto che gli dobbiamo. A lui e alla sua lista.

TERRITORIO E SOCIETA’ è consapevole del drammatico momento che sta attraversando Pioltello: i problemi della casa e del lavoro che opprimono un numero crescente di nostri concittadini si riversano sulle fasce più deboli della popolazione e sono fonte di un diffuso malessere per interi quartieri della città. Problemi che sono acuiti dai discutibili comportamenti e dalla rovinosa  gestione delle risorse pubbliche da parte dell’amministrazione comunale. Tant’è che oggi, in cui pure sarebbe necessario intervenire, il bilancio del comune non lo permette e anzi si pensa addirittura di chiudere dei servizi essenziali.

In un quadro di questo genere, è paradossale che la “Lista per Pioltello” polemizzi con chi, come noi, si impegna per affrontare questa situazione e per cercare delle soluzioni. Il fatto di aver condiviso la raccolta delle firme per la campagna “L’ITALIA SONO ANCH’IO” deve invece spingere a cercare spazi di collaborazione con le realtà che, evidentemente, affermano gli stessi principi e gli stessi obiettivi.

TERRITORIO E SOCIETA’ non intende piegarsi ad una  logica di contrapposizione sterile e particolaristica.  Vogliamo anzi cogliere l’occasione di questo spiacevolissimo incidente per invitare Bottasini e la “Lista per Pioltello” ad un incontro, in cui discutere apertamente dei problemi della nostra città e delle proposte da costruire insieme a tutti coloro che hanno idee ed energie da spendere per il bene dei cittadini.

Ci aspettiamo che questa positiva disponibilità al dialogo non sia disattesa.

IL DIRETTIVO
TERRITORIO E SOCIETA'

LE DICHIARAZIONI DELL'ASSESSORE
From: Giuseppe Bottasini < giuseppe.bottasini
To: --------------------------------------------------------------------
Date: Wed, 1 Feb 2012 15:19:05 +0100
Subject: Iniziativa conclusiva su Italia sono anch'io e riflessione su stranieri

Ciao

domenica la Lista per Pioltello ha chiuso la raccolta firme per Italia sono anch'io, con un totale di 400 firme. Dato il tema, direi che è andata bene. Non sappiamo ancora quante ne siano pervenute in Comune né quante ne abbia raccolte Territorio e Società (non ci è chiaro chi gliele stia validando visto che non hanno consiglieri o assessori né hanno chiesto una mano a riguardo).

Come Lista stiamo organizzando per i primissimi giorni di marzo (probabilmente venerdì 2) un incontro pubblico con uno degli organizzatori della raccolta (CGIL Lombardia) in cui vorremmo da un lato fare il punto di come è andata la campagna e dall'altro dare una prima occasione per ragionare pubblicamente sui temi toccati dalle proposte di legge, partendo dalla particolare situazione di Pioltello (23% di cittadini stranieri) che potrebbe farne un laboratorio molto interessante ed importante.
Nella nostra ipotesi, l'incontro dovrebbe svolgersi al Bonoua e coinvolgere anche gli stranieri, con un volantinaggio plurilingue su cui stiamo iniziando a lavorare.

Ci piacerebbe organizzare l'incontro insieme ad altri, prima di tutti la Consulta.
Cosa ne pensate?

Giuseppe

domenica 26 febbraio 2012

Degrado in piazza Garibaldi L'allarme della minoranza: serve aiuto

L’emergenza casa, i mutui e le spese condominiali alle stelle sono pane quotidiano in un quartiere che l'amministrazione aveva proposto di abbattere

 Degrado in piazza Garibaldi L'allarme della minoranza
Appello a Pioltello: serve aiuto

Dal Giorno Martesana

Piazza Garibaldi a Pioltello
Pioltello, 25 febbraio 2012 - «Non abbandonate le periferie, in piazza Garibaldi la gente ha bisogno di aiuto». È l’appello lanciato dalla lista civica Territorio e Società, che chiede progetti concreti per i residenti dei quartieri più difficili, come il Satellite e piazza Garibaldi. L’emergenza casa, i mutui e le spese condominiali alle stelle sono pane quotidiano qui.
«La situazione dei rioni popolari di Pioltello - dice Gregorio Procopio, portavoce della lista - è una questione da affrontare e non si può più rimandare. Pioltello, città multietnica, potrebbe essere davvero un laboratorio di idee e per fare uscire dall’isolamento gli abitanti delle periferie». Piazza Garibaldi è considerata una delle zone più a rischio, degradata e da sempre al centro di piani di rilancio che non sono mai partiti. «In questi anni si sono propagandati faraonici progetti di trasformazione della zona - continua Procopio, - di abbattimento di interi palazzi e di controllo di immigrazione irregolare. Si è cercato cioè di rabbonire le persone con messaggi demagogici invece di farsi carico dei problemi reali. Non ci sono stati i risultati annunciati e, anzi, con un progressivo peggioramento della gestione economica di piazza Garibaldi e dei singoli condomini del Satellite».
Tra i progetti annunciati in campagna elettorale dal sindaco Antonello Concas c’era l’abbattimento degli stabili di piazza Garibaldi, con l’idea di costruire case a canone calmierato e servizi per aiutare le famiglie in difficoltà. “L’isolamento è il vero male del quartiere, qui oggi ognuno è solo coi propri debiti e le proprie angosce - prosegue Procopio -. È necessario sostenere coloro che sono disponibili a farsi carico dei problemi. Ma occorre anche il sostegno delle istituzioni». Territorio e Società chiede al primo cittadino di mettere in campo azioni concrete a sostegno del rione, attraverso interventi sociali che aiutino la gente ad uscire dalle situazioni di emarginazione, ad affrontare le difficoltà economiche e ad integrarsi.
«Solo la politica può cercare di costruire soluzioni positive - conclude Procopio -. Se le cose si lasciano andare per conto loro possono solo peggiorare. Bisogna indicare soluzioni di breve periodo, praticabili e in grado di dare subito risultati, anche se piccoli. Non bisogna invece lanciare messaggi contraddittori o paradossali, del tipo “bisognerebbe abbattere i palazzi”, perché scoraggiano qualsiasi iniziativa, demotivano. Indicando strade impraticabili, si produce solo un senso di impotenza».
di Patrizia Tossi


Come Chiesto da Gregorio vogliamo precisare che l'articolo contiene un inprecisione, le dichiariazioni fatte sono del direttivo di Territorio e Società , questo comunque non cambia nulla della nostra analisi

venerdì 24 febbraio 2012

La nota di Rossini alla nostra lettera sul bilancio di Pioltello, merita un risposta.

L'EX ASSESSORE ROSSINI, SUL SITO DELLA LISTA PER PIOLTELLO ( chissà perchè proprio li) DA UNA RISPOSTA AL NOSTRO  PRECEDENTE POST SUL BILANCIO DI PIOLTELLO (IN BRAGHE DI TELA) .
RIPORTIAMO  LA REPLICA DEI DIRETTI INTERESSATI, ASSICURANDO TUTTI CHE IL NOSTRO BLOG E' APERTO A TUTTE LE REPLICHE E SENZA CENSURA......IL NOSTRO!


 Punto primo. Nel sostenere la bontà della politica di bilancio dell’amministrazione De Gaspari, ci riferiamo ovviamente all’insieme delle scelte che fece quell’amministrazione, della quale anche Rossini è stato assessore, senza dimenticare il ruolo dei funzionari che quelle scelte hanno avuto il compito di sviluppare. Rossini non ricorda una particolare attenzione del sindaco in materia di bilancio. Forse ha qualche ragione, ma è bene spiegare: intanto c’era la consapevolezza che la materia fosse ben amministrata, grazie, soprattutto alla competenza e perseveranza dello stesso Rossini, di Tarricone e dei funzionari del settore. In secondo luogo, e qui Rossini può anche non essere d’accordo, è sempre opportuno mantenere, per così dire, una certa dialettica, tra chi gestisce “i cordoni della borsa” e chi la politica nel suo insieme. È pericoloso fare politica tenendo sempre la calcolatrice in mano, perché si finisce col fare la Cassandra e non si combina niente. Dialettica che non significa prevaricazione da parte del sindaco, ma semplicemente fare sì che la ristrettezze finanziarie non inducano a modificare in continuazione tasse, tariffe e prelievi vari. Da parte del sindaco, dunque, non c’era affatto disattenzione, anche se ognuno di noi, anche Rossini probabilmente, ha interessi prevalenti in una materia o nell’altra. Nella fattispecie, la posizione che tenne il sindaco nell’occasione era di procedere al recupero generalizzato, solo se fossimo riusciti anche a recuperare le grandi cifre che mancavano all’appello sulle aree di trasformazione. Perché così stavano allora le cose, sulle grandi aree edificabili o in corso di edificabilità gli immobiliaristi non pagavano quasi nulla. Così facemmo e, anche attraverso soluzioni concordate, recuperammo diversi miliardi di lire. Rossini non era più assessore, ma penso che ne sia a conoscenza.
Ricordiamo anche che quando si prospettò la necessità di istituire l’addizionale all’irpef per far fronte al patto di stabilità (che anche allora non era proprio rose e fiori), il sindaco  De Gaspari chiese e pretese che questo venisse fatto a fronte di una manovra finanziaria complessiva, in cui, fatto salvo l’obiettivo di ottenere il saldo positivo previsto, venissero aboliti altri balzelli. E così facemmo: l’addizionale venne istituita, ma nel contempo abolimmo la tassa sulle insegne, la tassa sull’occupazione del suolo per la ristrutturazione degli edifici, la tassa sui passi carrai e altri tributi minori che davano pochi introiti e molto lavoro.
Come detto, il patto di stabilità durante l’amministrazione De Gaspari non era affatto “rose e fiori”, anzi era più stringente di oggi, perché riguardava  la parte  corrente e gli investimenti sia per cassa che competenza, tanto da costringerci a ridurre la spesa corrente dei servizi sociali e a limitare i pagamenti anche dei ricoveri minori, anziani e portatori di handicap. Eppure andammo avanti, risparmiando dove era possibile e incrementando i servizi di cui necessitava la città.
La verità è che è stata proprio la politica adottata dalla amministrazione Concas, soprattutto durante il suo primo mandato, a determinare la situazione disastrosa in cui oggi si trova.
Sembra anche che vogliano chiudere il nido di via Monteverdi. Ma se il nido è considerato un servizio a carattere produttivo e quindi da lasciare al libero mercato, l'assunto vale sia per il nido gestito dall'azienda speciale che per quelli gestiti direttamente dal comune. L'amministrazione vuole lasciare al mercato libero tutto il servizio? Non c’è proprio niente di “sinistra” in tutto questo. Casomai c’è qualcosa di sinistro.
L'amministrazione ha le idee un po’ confuse e si muove a tentoni  prendendo per oro colato tutto ciò che dice qualche consulente incaricato.

Rimangono inevase alcune fondamentali domande:

1)La terapia " da cavallo" che oggi si prospetta (aumento delle tasse, vendita del patrimonio pubblico a prezzi che sicuramente non sono quelli che avrebbe potuto avere in una situazione di mercato diversa ecc.) poteva essere evitata o essere limitata evitando un aumento delle tasse locali che vanno ad aggiungersi agli aumenti della manovra nazionale?
2) questa situazione era conosciuta da tempo, non è emersa all'improvviso. Quale è stata l'informazione data alla cittadinanza sulle cause e sulla terapia che sarebbe stata posta in essere subito dopo le elezioni e in occasione del primo bilancio successivo?
Anche a livello nazionale, fino a pochi mesi or sono, dicevano "che tutto andava bene",  "che i conti erano in ordine", " che la situazione dello stato italiano era migliore di quella di altri stati". Perché l’amministrazione di Pioltello si è comportata nello stesso modo?
3) E' corretto nascondere alla cittadinanza la realtà di fatti?
4) E' vero o non è vero che  l'amministrazione dal 2010 non paga le ditte appaltatrici tanto da costringere le ditte a richiedere il pagamento a seguito di decreti ingiuntivi, con aggravio di interessi e spese legali?
5) Non è forse vero che un'amministrazione più responsabile e meno demagogica si sarebbe comportata in modo diverso e forse avrebbe evitato questo disastro o trovato per tempo delle soluzioni meno pesanti per i propri cittadini?

Sono queste le domande cui l'amministrazione deve dare risposta, altrimenti in cosa si manifesta la "responsabilità politica"?
Infine una nota di colore. In un intervento pubblico il sindaco ha detto che le farmacie ormai guadagnano poco perché i loro prodotti si vendono anche al supermercato. È curioso questo modo di promuovere il patrimonio pubblico in vista della vendita.

Mario Tarricone e Mario De Gaspari

domenica 19 febbraio 2012

IL SATELLITE, PIAZZA GARIBALDI; LE PERIFERIE, LA CRISI E IL PROBLEMA DELLA CASA ( terza parte )

IL SATELLITE, PIAZZA GARIBALDI,  LE PERIFERIE, LA CRISI E IL PROBLEMA DELLA CASA

3° PARTE

QUALCOSA CHE SI PUÒ FARE
Stiamo parlando di un problema a scala internazionale che ha sviluppi specifici nel nostro paese e nella nostra città. Diversi economisti, tra cui alcuni premi Nobel, chiedevano già nel 2008 ad Obama di aiutare le famiglie che avevano acquistato una casa e non riuscivano a pagarla piuttosto che le banche che li avevano imbrogliati coi mutui subprime.
Questa può e dovrebbe essere la soluzione anche in Italia, dove si dice che la bolla immobiliare non sia arrivata. Ma, come possiamo vedere anche nel caso di Pioltello, ciò  è vero solo in parte.
La tradizione italiana, dove l’80% delle case sono in proprietà, ha un po’ contenuto il fenomeno, ma per contro la speculazione si è dispiegata senza freni verso quelle categorie sociali, gli immigrati soprattutto, che della casa avevano assoluto e urgente bisogno e che guardavano necessariamente più al costo della rata mensile che all’entità complessiva del mutuo. Come negli Stati Uniti, dove il sogno americano che si estendeva malignamente agli immigrati, in Italia la mancanza di un mercato dell’affitto e l’assenza di politiche pubbliche ha costretto gli immigrati a farsi carico dei costi della speculazione. Come ha riconosciuto anche la Banca d’Italia, infatti gli immigrati, indotti dall’impellenza del bisogno, hanno pagato le case più dei nativi, contribuendo a tener vivo il mercato delle vendite e contribuendo indirettamente a far crescere i valore di mercato di tutti gli immobili. La bolla è una sola, ma anche la crisi è una sola ed è sempre quella stessa che oggi frena le vendite al Satellite e la costruzione delle case high tech a Santa Monica.

A Pioltello, A partire dal 2006, cioè da quando si è insediata la nuova amministrazione comunale, gli interventi che erano stati predisposti al Satellite sono stati del tutto abbandonati. Anziché continuare e rafforzare le misure che avevano prodotto una ampia e positiva mobilitazione dei cittadini e degli operatori, si è preferto propagandare faraonici progetti di trasformazione del quartiere, di abbattimento di interi palazzi e di controllo poliziesco delle presenze irregolari. Si è cercato cioè di rabbonire le persone con messaggi demagogici invece di farsi carico dei problemi reali del quartiere. In tal modo anche l’azione volontaria e l’impegno di tante persone che si stavano attivando sono stati frustrati e mortificati. Con quali risultati? Nessuno di quelli annunciati, ovviamente, e anzi con un progressivo peggioramento della gestione economica dei singoli condomini.
Che fare dunque? Qui serve la politica e solo la politica può cercare di costruire soluzioni positive: se le cose si lasciano andare per conto loro possono peggiorare, perché aumenteranno le insolvenze e si deterioreranno il senso civico e le case.
Proviamo a delineare l’agenda di una politica pubblica per una situazione tipo. Siccome Pioltello è la città più multietnica d’Italia e il Satellite il quartiere più multietnico di Pioltello, proviamo a pensare a cosa dovrebbe fare il comune in quel quartiere.
A)    Aiutare le famiglie del quartiere ad uscire dall’isolamento: oggi ognuno è solo coi propri debiti e le proprie angosce e il messaggio che le istituzioni danno loro è “arrangiatevi”, “non sono problemi del comune”. È chiaro che questo messaggio, seppur implicito, che l’amministrazione dà ai cittadini non è solo di estraneità, ma aumenta le angosce e il disimpegno. Siamo al “si salvi chi può” mentre occorrerebbe il sostegno all’azione volontaria.
B)    Sostenere tutti coloro che hanno attitudine, capacità e disponibilità a farsi carico dei problemi, ad essere punto di riferimento nel caseggiato. In fondo il caseggiato è una comunità, una società di fatto, dove la cooperazione conviene a tutti e la mancanza di cooperazione ha un prezzo che tutti sono chiamati a pagare. Ma in un ambiente disgregato, dove i legami sociali tendono a dissolversi, anche la buona volontà individuale viene frustrata. Occorre il sostegno e il riferimento istituzionale, perché solo questi possono dare valore, continuità e significato all’azione individuale.
C)    Bisogna indicare soluzioni di breve periodo, praticabili e in grado di dare subito risultati, anche se piccoli. Non bisogna invece lanciare messaggi contraddittori o paradossali, del tipo “bisognerebbe abbattere i palazzi”, perché questi scoraggiano qualsiasi iniziativa, demotivano e deresponsabilizzano indicano soluzioni semplicemente impraticabili, producono impotenza.
D)    Bisogna costruire buone pratiche, sostenerle, dare a queste continuità e trasferirle creando in loco gli “esperti”, vere e proprie unità operative capaci di comunicare, di risolvere problemi quotidiani, di tenere in pugno situazioni difficili.
E)    Se ci si orienta a fare tutto questo, e in fondo si tratta proprio delle cose che la nostra amministrazione (l’amministrazione De Gaspari) aveva fatto e che avevano dato i primi buoni risultati, poi è possibile e necessario andare oltre, affrontando i problemi economici e finanziari. Questo significa ad esempio distinguere i casi uno dall’altro, considerando che ci sono situazioni recuperabili ed altre molto più difficili: oggi è facile prevedere che anche le situazioni recuperabili diventeranno presto irrisolvibili e così i problemi si aggraveranno via via. Gestire le situazioni debitorie, sia verso il condominio che verso le banche, significa appunto mettere un po’ d’ordine, arginando il disastro.
F)    Abbiamo detto che in tutto questo c’è qualcosa di anticostituzionale: non è retorica, c’è un vulnus che deve essere medicato. Fare emergere il problema nella sua giusta rilevanza è assolutamente necessario. Significa chiamare all’impegno le istituzioni politiche e finanziarie nella ricerca di soluzioni praticabili e condivise. Ma significa anche dare dignità e dimensione collettiva a vicende che, se da un lato stanno scrivendo la storia economica del nostro tempo, dall’altro esauriscono le loro angosce dentro le mura domestiche.
Non è facile fare tutto questo, ma in fondo non è nemmeno poi tanto difficile. E proviamo solo a pensare a come cambierebbero le cose se solo ci fosse davvero qualcuno che desse l’impressione di muoversi in questa direzione, mettendo questi temi al centro dell’azione politica.


sabato 18 febbraio 2012

IL SATELLITE, PIAZZA GARIBALDI, LE PERIFERIE, LA CRISI E IL PROBLEMA DELLA CASA ( seconda parte )

PIOLTELLO  IL SATELLITE E PIAZZA GARIBALDI
UN LABORATORIO DI IDEE E PROGETTUALITA'


2° PARTE

LA CASA, UN DIRITTO E UN PROBLEMA
La realizzazione del diritto alla casa per migliaia di cittadini si trasforma così in un incubo: la paura di perdere la casa o, in alternativa, l’angoscia di pagare delle rate per un mutuo residuo che non vale nemmeno il prezzo di mercato della casa stessa. Ora, cosa sta accadendo al Satellite e in tante periferie italiane? Più o meno quello che è successo negli Stati Uniti dal 2007 in poi: a causa della crisi molti nuovi proprietari di case diventano insolventi e i valori ipotecari delle case non bastano a compensare i crediti erogati dalle banche. in altre parole, se le banche dovessero automaticamente rifarsi sugli insolventi prendendosi le case farebbero un magro affare perché oggi quelle case non valgono il capitale prestato. E così spesso preferiscono prendere tempo, sospendere per qualche tempo il pagamento delle rate oppure prolungare la durata del mutuo abbassandone la rata, piuttosto che iscrivere subito a bilancio dei beni immobiliari farlocchi. Se le banche si prendessero davvero tutte le case dei mutuatari insolventi dovrebbero iscrivere a bilancio perdite consistenti. Senza contare che le banche stesse hanno continuato anche dopo la crisi ad impacchettare e cartolarizzare i mutui per far fronte alla crisi di liquidità. L’unica loro speranza è la ripresa del mercato immobiliare, ma dimenticano che quel mercato l’hanno creato loro coi mutui facili, cosa che ormai non è più possibile. 
 
Ma che il mutuo da pagare non vale il costo reale della casa ormai lo sanno anche i compratori. Così ci troviamo in una specie di giungla, dove ognuno è costretto a fare da sé: persone che perdono la casa, magari dopo aver pagato un sacco di soldi con le rate del mutuo, persone che resistono, ma non si sa fino a quando e persone che non pagano semplicemente perché hanno capito che non conviene.
La stessa norma che dà ai cittadini la possibilità di sospendere per un anno il pagamento delle rate del mutuo, dal momento che non è collegata a nessun aiuto economico alle famiglie per la riduzione del debito, è un aiuto soprattutto per le banche che in tal modo possono rimandare per qualche tempo l’iscrizione delle perdite in bilancio.
 
Del resto, già durante il mandato dell’amministrazione comunale di De Gaspari (1997-2006), e quindi ben prima che esplodesse la bolla immobiliare che ha provocato la crisi economica e finanziaria, il problema della speculazione sui prezzi delle case ai danni degli immigrati era stato denunciato prontamente dal Sindaco.  Il quale aveva colto i danni che ne sarebbero derivati alla città e in particolare in quartieri come il Satellite o piazza Garibaldi, dove un numero crescente di nuovi proprietari non riusciva a pagare il mutuo e di conseguenza neanche le spese condominiali, compromettendo l’intera gestione dei condomini nei quali si erano insediati. 

Alcuni di questi nel giro di breve tempo accumularono un indebitamento tale da determinare un crescente degrado degli stabili, tra cui l’interruzione dell’erogazione del gas metano, con evidenti disagi per tutti gli abitanti, in particolare di quelli che avevano esaurito o quasi il rimborso del mutuo o che avevano sempre pagato ogni spesa e che ora, per far fronte all’emergenza, dovevano pagare sempre di più.
 
L’intervento dell’amministrazione fu tempestivo e si dispiegò in diverse direzioni,  riuscendo a contenere gli effetti più pericolosi di una situazione comunque drammatica. Un intervento fondato sul dialogo e sul coinvolgimento attivo degli abitanti e delle amministrazioni condominiali, chiamati a impegnarsi in prima persona per la soluzione di un problema che li vedeva fino a quel momento inconsapevoli e impotenti. Un intervento su scala locale che risultava essere emblematico per l’approccio ad una realtà che ha assunto le dimensioni attuali.

venerdì 17 febbraio 2012

IL SATELLITE, PIAZZA GARIBALDI, LE PERIFERIE, LA CRISI E IL PROBLEMA DELLA CASA (prima parte)

 PIOLTELLO  IL SATELLITE E PIAZZA GARIBALDI
UN LABORATORIO DI IDEE E PROGETTUALITA'

Il problema delle periferie è una delle grandi questioni nazionali. La situazione dei quartieri popolari di Pioltello fa parte di questo grande tema. Proviamo ad affrontare     questa vicenda con la consapevolezza, appunto, che si tratta di una grande questione e che Pioltello, città multietnica, può essere davvero un laboratorio di idee e progettualità. Prima di tutto occorre capire cosa è davvero successo.

Sviluppiamo quindi un anaslisi complessiva  che pubblicheremo divisa i tre parti: 
1) La Costituzione tradita
2) La casa, un diritto e un probblema
3) Qual cosa che si può fare

1° PARTE
LA COSTITUZIONE TRADITA

L’articolo 47 della costituzione italiana delinea il rapporto di priorità e di efficacia tra il risparmio e il credito. “La Repubblica favorisce il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione e alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese”. Sostanzialmente i costituenti prevedevano la possibilità per i ceti produttori di risparmio, di utilizzare le somme accantonate per l’acquisizione della casa o della terra. L’accesso al credito, opportunamente supervisionato dallo stato, avrebbe concorso e dato efficacia a questo diritto. Risparmio e credito, quindi, si devono bilanciare e devono cooperare nel soddisfacimento dei bisogni.
La proprietà privata è sì garantita e riconosciuta dalla legge, la quale però  “ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti” (art. 42). Dunque alla proprietà privata deve essere assicurata la funzione sociale.
La cooperazione tra risparmio e credito implica che le fasce sociali più deboli, che non producono quote significative di risparmio e per le quali risulta dunque difficile l’accesso al credito, necessitano di forme alternative di solidarietà e sostegno. In altre parole, l’esigenza di soddisfare il bisogno primario dell’abitazione non si esaurisce nell’assicurare il diritto all’accesso alla proprietà privata, ma può e deve attuarsi attraverso forme diverse, come ad esempio l’equo canone, il canone pubblico e tutte le varie iniziative di edilizia popolare.
È lo sbracamento liberistico degli anni ’90, insieme al ritirarsi progressivo delle politiche pubbliche, che porta a ricercare la soluzione di ogni problema, e così anche del problema della casa, nella magia del mercato: il diritto all’abitazione viene identificato con il diritto alla proprietà della casa, il quale deve essere assicurato a qualsiasi costo.  Siccome vi sono cittadini che non hanno risparmi, devve essere fatto tutto attraverso prestiti e questo implica un’esasperazione dell’esercizio del credito. Così il credito si separa pericolosamente dal risparmio, al circuito virtuoso subentra un circuito perverso dove il credito, invece di incoraggiare e supportare il risparmio, finisce con l’incoraggiare chi rischia in grande e impoverire chi deve soddisfare un bisogno.
I mutui subprime sono l’esemplificazione di questa nuova tendenza e la crisi finanziaria ne costituisce l’esito inevitabile. Negli Stati Uniti i subprime erano contrabbandati, nell’intendimento di Bush, come l’estensione del sogno americano agli afroamericani e agli ispanici, in Italia come la risoluzione del problema alloggiativo per i nuovi immigrati. Sia là che qui i mutui facili servivano soprattutto a tener vivo il mercato delle case, pur in presenza di prezzi in continua ascesa, e ad alimentare la speculazione finanziaria.

giovedì 9 febbraio 2012

IL PASTORE MARRAS FERMA LA CEMENTIFICAZIONE DEL SUO TERRITORIO



GRAZIE A MARRAS IL TAR BLOCCA UN INSEDIAMENTO DI 190 MILA METRI CUBI

MARRAS E  ITALIA NOSTRA BATTONO BENETTON, MARCEGAGLIA E TOTI

IL PARCO DELLE CASCINE E' POCO PIU' GRANDE, CERCASI UN PASTORE SARDO DISPERATAMENTE


Il pastore ferma il cemento a Capo Malfatano
L'ottantenne Ovidio Marras e Italia Nostra battono Benetton, Marcegaglia e Toti. Prima la vittoriosa difesa del vecchio sentiero delle pecore. Adesso il Tar annulla i via libera della regione alla costruzione di un insediamento turistico da 190mila metri cubi
“C’è un giudice a Cagliari”, potranno dire adesso i sardi, autentici e d’adozione, che per anni si sono battuti contro lo scempio edilizio di Capo Malfatano. Solo che il mugnaio di Potsdam a Berlino aveva ottenuto giustizia dal sovrano, Federico il Grande per l’esattezza. A Cagliari sono stati i magistrati del Tar della Sardegna a fermare una speculazione terrificante che da oltre dieci anni sembrava marciare spedita con il compiaciuto consenso del sovrano, il comune di Teulada, e la sospetta distrazione della Regione.

In un angolo di paradiso incontaminato, lungo la costa sud-occidentale dell’isola, tra Pula e Capo Spartivento, una variegata compagine di cavalieri del cemento come Silvano Toti, il gruppo Benetton e la Sansedoni (gruppo Montepaschi), stavano costruendo fino a ieri un insediamento turistico da 190 mila metri cubi, pari, se volete farvi un’idea, a dieci palazzi di dieci piani. A fine lavori la gestione del prestigioso “resort” era destinata alla Mita Resort di Emma Marcegaglia. Se il Consiglio di Stato confermerà la sentenza del Tar, arriverà l’ordine di demolizione di quanto edificato fino a oggi.

Al posto del mugnaio di Potsdam, in questa che sembra una favola per far restare i bambini a bocca aperta, c’è un pastore ultraottantenne, Ovidio Marras, che parla un sardo così coriaceo da dover essere sottotitolato nelle rare interviste televisive. Ovidio, che in spregio a Mario Monti ama il posto fisso, ha sempre praticato la pastorizia a Capo Malfatano. E davanti a casa sua c’è uno stradellino su cui vanta da sempre un diritto di compossesso. La Sitas dei suddetti imprenditori non se n’è fatta un problema, e sopra lo stradellino ha costruito un lussuoso albergo. Il pastore si è rivolto al Tribunale di Cagliari, sostenendo che non potevano costruire senza il suo permesso, e che lui il permesso non lo dava perché voleva continuare a fare la strada dritta anziché il giro largo seppure asfaltato. Il pastore Marras ha fatto un 700, come dicono i principi del foro, un ricorso d’urgenza di quelli con cui normalmente sono i grandi imprenditori a scambiarsi fendenti milionari. Ovidio, pur protestando in sardo, ha avuto ragione in italiano. I giudici hanno ordinato alla Sitas di demolire l’albergo e ripristinare lo stradellino del pastore.

Nel frattempo una militante di Italia Nostra, Maria Paola Morittu, fiancheggiata dal combattivo medico-scrittore Giorgio Todde, molto popolare in Sardegna, stava preparando un altro colpo di mortaio contro il cemento di Capo Malfatano. “Quando ho visto per la prima volta i cantieri vicino alla spiaggia di Tuerredda, a ferragosto del 2010, mi sono venute le lacrime agli occhi”, racconta adesso che ce l’ha fatta. Si è messa al lavoro utilizzando la sua laurea in giurisprudenza e ha convinto i vertici nazionali di Italia Nostra a impugnare davanti al Tar le delibere comunali e regionali alla base della cementificazione. Ieri è stata pubblicata la sentenza con la quale i giudici amministrativi hanno dato ragione a Italia Nostra, annullando quattro delibere chiave: una sentenza che rende di fatto abusivo tutto l’insediamento.

In effetti, scorrendo la sentenza, c’è di che rimanere esterrefatti. Nel 15 febbraio 2002 Sitas srl inviò all’assessorato per la Difesa dell’Ambiente della Regione Sardegna quattro distinte istanze di “verifica preliminare di compatibilità ambientale”, dividendo in quattro un intervento assai massiccio distribuito su 700 ettari di terreno a due passi dal mare. Il 18 settembre, dopo sei mesi di accurati studi, gli uffici della regione giunsero alla conclusione che per così poco non c’era certo bisogno della “valutazione d’impatto ambientale” (Via). E da lì seguirono le rapide autorizzazioni del comune di Teulada, abbagliato dalla prospettiva di arricchimento e dalla disponibilità di posti di lavoro. La lezione di un pioniere dell’ambientalismo come Antonio Cederna, tra i fondatori di Italia Nostra, a Teulada non era arrivata. Eppure trent’anni fa, proprio sul quotidiano La Nuova Sardegna, scrisse profeticamente che “l’ambiente naturale non è una merce da barattare, ma un patrimonio prezioso da custodire”. Una verità che il pastore Ovidio Marras sapeva già, i politici sardi un po’ meno.

Colpisce infatti che la marcia trionfale del cemento, a Capo Malfatano, sia proseguita nonostante i celebrati interventi a tutela del governatore Renato Soru, la nota legge “salvacoste” (2004) e il “piano paesaggistico” (2006): semplicemente i provvedimenti di Soru prevedevano una deroga per gli interventi sui quali era già stata approvata la convenzione urbanistica. Poco importa che la convenzione urbanistica venga prima delle verifiche ambientali e paesaggistiche: di fatto gli editti salvacoste di Soru furono scritti in modo da aprire un’autostrada per il cemento di Capo Malfatano, nonostante che in quel momento non un solo mattone fosse ancora stato posato.

L’avvocato di Italia Nostra che ha vinto la causa al Tar si chiama Filippo Satta. Suo padre, Salvatore, era il magistrato scrittore diventato celebre per il romanzo intitolato Il giorno del giudizio. Ieri è stato il giorno del giudizio per suo figlio, che vincendo al Tar ha scritto una pagina importante non solo per la Sardegna: i furbetti del cemento si possono fermare.

Da Il Fatto Quotidiano dell’8 febbraio 2012