giovedì 14 luglio 2011

IL GOVERNO ANDALUSO METTE I SIGILLI ALLA DISCARICA DELLA SISAS

Spagna: sigilli alla discarica usata per le scorie italiane

Il governo andaluso ha chiuso l’invaso di Nerva gestito dalla Befesa dopo l’ennesimo incendio. L’impianto, da anni al centro di molte polemiche, ospita il nerofumo dell’ex Sisas.
La Spagna ha deciso di chiudere la discarica che ospita i veleni italiani. L’impianto di Nerva, 80 chilometri a Nord di Siviglia, gestito dalla società iberica Befesa, martedì scorso ha preso di nuovo fuoco. Negli ultimi anni, lo sversatoio è diventato la nuova meta dei broker dell’immondizia italiani. All’interno sono state stoccate decine di migliaia di tonnellate di nerofumo, proveniente dall’ex Sisas di Pioltello, e di cromo esavalente dell’ex Stoppani di Genova. È già il secondo incendio dall’inizio del 2011. La Befesa assicura che l’ultimo rogo ha riguardato solo la parte della discarica che contiene rifiuti non tossici. Ma il governo dell’Andalusia intende vederci chiaro. E ieri ha disposto la chiusura cautelare dello stabilimento.
La Befesa è da tempo nell’occhio del ciclone in Spagna. L’Izquierda Unida qualche mese fa ha ufficialmente denunciato alle autorità andaluse presunte irregolarità nel trattamento e nello smaltimento dei rifiuti. Nell’esposto del partito politico spagnolo è ampiamente citata una società italiana, la Riccoboni di Parma, che si occupa della bonifica dell’ex Stoppani a Cogoleto. La ditta emiliana ha esportato a Nerva oltre 8 mila tonnellate di materiale pericoloso. Ma secondo l’accusa, i rifiuti tossici non sarebbero stati adeguatamente trattati prima di essere smaltiti nella discarica. Gli spagnoli guardano con molta preoccupazione anche ai container della Daneco.
La società dei fratelli Colucci nel 2010 si è aggiudicata l’appalto per la bonifica dell’area ex Sisas di Pioltello. Alla gara, come hanno raccontato Manuele Bonaccorsi e Anna Fava in un’inchiesta su Left, che ricostruisce la storia di Pietro e Francesco Colucci, si è interessata anche la magistratura: secondo la Procura di Milano, l’amministratore delegato della Daneco avrebbe versato una tangente di 700 mila euro al capo della segretaria tecnica della Prestigicomo, Luigi Pelaggi, per ottenere la commessa che vale 38,6 milioni di euro. Secondo quanto prevedeva il bando, la Daneco avrebbe dovuto smaltire entro il 31 marzo di quest’anno, pena una multa salatissima dell’Europa, circa 280 mila tonnellate di rifiuti, di cui oltre 50 mila costituite da scorie tossiche e nerofumo.
Dove decidono di portare i rifiuti tossici, i Colucci? Non serve nemmeno dirlo. In Spagna. Per questa tipologia di scorie infatti la Befesa fa i prezzi più competitivi in Europa. Le discariche tedesche chiedono almeno 150 euro a tonnellata per smaltire il nerofumo, che diventano 300 se la scoria finisce in un inceneritore. In Andalusia, invece, i prezzi sono molto più contenuti: Befesa chiede alle aziende italiane tra i 125 e i 130 euro a tonnellata. Una convenienza che, però, potrebbe dipendere da strategie non esattamente legali di abbattimento dei costi. Questo potrebbe essere il caso della Daneco.
Secondo la denuncia fatta da Greenpeace, corredata anche da fotografie, il nerofumo arrivato a Nerva da Pioltello sarebbe stato depositato in discarica senza subire alcun trattamento, che è invece è imposto dalla normativa europea e previsto come costo nel bando di gara per la bonifica dell’ex Sisas. Non solo. Stando alle accuse delle associazioni ambientaliste locali, la Daneco avrebbe esportato in Spagna ulteriori quantità di nerofumo, rispetto a quelle dichiarate ufficialmente, facendolo passare per rifiuto non pericoloso. Non c’è dunque da sorprendersi se l’incendio della discarica della Befesa preoccupi così tanto le autorità spagnole.
«All’interno della discarica ci sono residui di nerofumo e altri tipi di rifiuti tossici mescolati tra loro in modo indiscriminato», è l’allarme che lancia l’associazione spagnola Ecologistas en Aciòn. La Befesa avrà ora dieci giorni di tempo per spiegare alle autorità le cause dell’incendio e certificare la natura del materiale che ha preso fuoco. Il timore, infatti, è che il rogo possa aver avuto un’origine dolosa con lo scopo di cancellare le tracce di scorie che nella discarica non sarebbero mai dovute entrare.
(Giorgio MottolaTerra)

ARTICOLO TRATTO DA


http://www.9online.it/blog_emergenzarifiuti/2011/07/14/spagna-sigilli-alla-discarica-usata-per-le-scorie-italiane/

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