martedì 30 agosto 2011

TUTTI GLI UOMINI DI PENATI


  E BRAVO BOERI, CHE SCOPRE L'ACQUA CALDA
E SE I GIUDICI DI MONZA TRASFORMANO LA MARTESANA NELLA WUATERLOO DEL PD

 Leggiamo con stupore quanto dichiarato ieri dall'Assessore Boeri, in merito al caso Penati e alle implicazioni sulla svendita del territorio, di  errori macroscopici nelle scelte che lo stesso Penati ha sostenuto e sponsorizzato in interventi edificatori.  ( c'è una cultura che ha zavorrato la politica milanese e compromesso con scelte immobiliariste ingiustificate il territorio della nostra città)

Come allora non ricordare, le lettere arrivate in federazione provinciale da semplici cittadini ed iscritti, per contestare scelte ed interventi, dal Potente sponsorizzate e a "bastonate" imposte.

Come non ricorare le spaccature ed il travaglio avuto dal PD di Peschiera Borromeo per scelte edificatorie ed interventi commerciali, che tanti dubbi e tante lacerazioni hanno lasciato nel PD peschierese e nel territorio.

Come dimenticare la spaccatura del Pd segratese, che arrivo ad espellere iscritti e membri del dierettivo, che fece inciuci e compromessi, che sostenne apertamente una giunta a guida PDL, che accettò supinamente la negazione di libertà democratiche, che spacco in due la città e il proprio consenso elettorale, pur di accontentare il potente.
Che approvo e sostenne il passaggio di un diritto edificatorio di 33,000 metri di terziario portandolo a 800,000 metri fra Commerciale, ricettivo ed abitativo.

 Come non pensare alle scelte fatte ed imposte a Pioltello, con l'emarginazione di uomini di punta (Mario De Gaspari ) che avevano un enorme consenso della città e dei cittadini e non solo del PD, che non accettavano, che non si piegavano e denunciavano, scelte deleterie e dubbie, che per questo non è stato ricandidato, scegliendo come a Peschiera e Segrate di perdere consenso pur di far " fuori" chi non si piegava al Penatiano Volere.

Ora si scatena l'eclissarsi dei vari resposabili provinciali, regionali e dirigenti a tutti i livelli, erppure quelle richieste di intervento, quelle lettere di protesta, quelle denuncie di iscritti, simpatizzanti ed attivisti, erano a loro indirizzate e non hanno avuto mai risposte.

Bene, ora che il coperchio è stato scoperchiato è i potenti per fortuna  potenti non son più, rispondete a quelle lettere,   dissipate quei nostri dubbi su interventi iummobiliaristi ingiustificati, fate pulizia delle braccia e degli uomini del potente sul nostro territorio, riintegrate e date spazio a chi ha tenuto alto l'onore.
Fatelo prima che ai giudici di Monza venga in mente di allargare le verifiche su altri interventi edificatori e speriamo dissipare i nostri dubbi, su altri recuperi di aree dismesse, anche perchè i nomi e gli attori erano gli stessi e il protagonista potente pure
  fatelo prima che la Martesana diventi la waterloo del PD

Procopio Gregorio Andrea


 DA LIBERO

Si è scatenata la "caccia al Penatiano". A inaugurare la stagione è stato l'Idv milanese, che ha messo nel mirino Pierfrancesco Maran, 30enne assessore ai Trasporti del Comune di Milano, che - per amor del vero - ha sempre contestato (a volte anche aspramente) la dizione di "uomo di Penati". Maran, infatti, è stato sostenuto con forza dal circolo 02PD, ottenendo tra gli altri anche l'appoggio di Filippo Penati. Ma il rapporto, ovviamente, non si può ridurre o banalizzare a una semplice dipendenza.
Il consigliere regionale di Sel Giulio Cavalli ha invece messo nel mirino Arianna Cavicchioli e Sara Valmaggi. Della prima, penatiana doc, si dice che è la rappresentante di Penati nella segreteria provinciale. Fa parte del coordinamento esecutivo, e ha tenuto la posizione malgrado la frattura profondissima tra il segretario Roberto Cornelli e Filippo Penati. Sara Valmaggi è stata invece assessore a Sesto San Giovanni proprio durante l'amministrazione Penati. Nel coordinamento provinciale c'è Augusto Schieppati. Anche lui penatiano doc, è il responsabile dei circoli della provincia. Un ruolo strategico, visto che proprio lontano da Miano Penati ha sempre riscosso grande successo (a Pioltello con Concas, a Cinisello con la Gasperini, a Paullo con Mazzola), un successo pari se non superiore a quello di Franco Mirabelli.
Per dirla tutta, però, a Schieppati sono stati chiesti due passi indietro (dal consiglio regionale e dalla segreteria), proprio da Penati, senza che sia mai passato all'incasso per pareggiare i conti. A Roma, tra i penatiani c'è poi Luigi Vimercati. Monzese, classe 1953, con l'uomo di Sesto ha sempre avuto un ottimo rapporto di collaborazione. Nella pattuglia c'è anche Cesare Cerea, dirigente Pd, ex dirigente della Cgil e dalla Provincia di Milano. Spesso si è esposto in prima persona per chiarire le posizioni politiche di Penati. E ancora, Roberto Rampi, segretario organizzativo regionale e vicesindaco di Vimercato. Last but not the least, Matteo Mauri. Quarantenne, è capogruppo in consiglio provinciale a Milano. Fedelissimo di Penati, è stato anche suo assessore durante la permanenza a Palazzo Isimbardi. A Roma è il responsabile nazionale Trasporti e Infrastrutture.
DI Fabio Massa
 
http://affaritaliani.libero.it/milano/tutti_uomini_di_penati_mappa_di_affari_290811.html

sabato 27 agosto 2011

CHE DIFFERENZA C'E' FRA CONCOSSIONE E CORRUZIONE?

C'È DAVVERO GRANDE DIFFERENZA FRA CONCUSSIONE E CORRUZIONE?

La differenza fra concussione e corruzione è enorme e irrilevante.
Fra i due reati c’è apparentemente grande differenza perché altro è ricattare al fine di imporre il pagamento di una tangente, altro è intascare con non chalance la tangente stessa come frutto di una spontanea donazione. Ma la distanza è davvero solo apparente e quasi scompare del tutto se pensiamo alle tangenti non come ad un reato occasionale, ma come ad un sistema nel quale trovano composizione e compensazione interessi diversi.

Come per molte fattispecie di reato c’è una fase iniziale, ingenua ed elementare e c’è una fase compiuta, dove il reato si radica nella società liberandosi delle connotazioni violente che lo caratterizzavano nella fase iniziale.
Prendiamo ad esempio il pizzo: a Milano pare non esista quasi più nella forma tradizionale impositiva: o pachi o ti facciamo saltare la bottega. La finanza criminale ha da gestire grandi capitali e guarda al mondo del commercio con altri occhi. “Penetra” nel sistema commerciale, promuove la realizzazione in franchising,
gestisce l’usura con sistemi sofisticati, si è impadronita del business del gioco d’azzardo e delle macchinette mangiasoldi, è in grado di spingere per la creazione di uno spazio normativo funzionale ai suoi interessi.

È finito da un pezzo il periodo dell’accumulazione originaria, violenta e crudele: ora la criminalità è un protagonista riconosciuto, attore a pieno titolo della scena economica. La criminalità di strada si mette in grisaglia e, invece che ai bombaroli, si affida ad avvocati e commercialisti.
Per le tangenti è la stessa cosa: quando tutti i soggetti “hanno capito come funziona”, il tavolo da gioco è pronto e apparecchiato: tutto si decide nei preliminari. Se nel rugby c’è il terzo tempo, l’agape comunitaria dove si sublimano tutte le scorrettezze proprie del campo di gioco, qui tutto si gioca nel preliminare. È nel preliminare, quella fase di gioco che anticipa la partita vera, quelle delle volumetrie, delle compensazioni, delle licenze edilizie e degli spostamenti di denaro, che i soggetti si “annusano” e stabiliscono le regole del gioco.

Questa fase termina quando si crea tra le controparti sufficiente reciproca fiducia e si configura un gioco nel quale tutti hanno il loro guadagno. Ecco perché nelle inchieste sulle tangenti compare sempre qualche intermediario: occorre ci sia qualcuno che gode della fiducia sia della parte pubblica che della parte privata, che sia in grado di rassicurare entrambi dell’affidabilità dell’altro, che si sappia muovere bene nel sistema immobiliare privato, ma che al tempo stesso conosca le criticità della pubblica amministrazione.
Finiti i “preliminari” e stabilite le regole del gioco si può giocare a carte scoperte e comincia l’iter procedurale.
Ho fatto il sindaco per nove anni e questo clima l’ho “annusato” più di una volta: è possibile sottrarsi ai preliminari, non è nemmeno troppo difficile, basta volerlo.

Alla base delle scelte personali che un amministratore fa, a mio avviso ci deve però essere sempre una valutazione di merito, perché affidarsi troppo all’etica non conviene, perché c’è sempre qualcuno che pensa che in fondo non c’è niente di male a fare la cresta. La valutazione di merito non può che riguardare l’interesse pubblico: le tangenti sono sempre e inevitabilmente una sottrazione di denaro alla comunità. Non provengono dal cielo, ma dalla ricchezza prodotta dal suolo e sono proprio quella parte di prodotto che invece di arrivare alla comunità, prende una strada laterale.

Tutti sanno che sono fortemente critico verso le scelte che il l’amministrazione di Pioltello ha fatto sul parco delle cascine. ci intravvedo qualcosa di simile e non mi piace. Può essere che mi sbagli, caso mai ci penserà la magistratura, ma perché tutto quell’”annusarsi” tra l’amministrazione di Pioltello e i proprietari dell’area?
Ripeto, non mi piace. E non mi piace soprattutto per l’illogicità delle decisioni cui ha dato luogo: che senso ha dare 180.000 mc edificabili a un immobiliarista indagato e chiaramente inaffidabile? Quei volumi saranno già passati alla banca in pegno per crediti ormai inesigibili e presto subentrerà nelle operazioni qualche altro soggetto (“con le spalle larghe” come si diceva per indurre Pasini a cedere a Zunino) e inizierà un’altra partita: il tempo passa … ci saranno altri consiglieri, altre emergenze, dopo i nomadi, a suggerire soluzioni rapide).

Esattamente come per l’area Falck, dove a Pasini sono subentrati prima Zunino (Risanamento) e poi Brizzi, ma dove il timone l’hanno sempre tenuto in mano le banche e le cooperative emiliane: i finanziatori e il partner operativo, cioè quello che paga (coi soldi degli altri) e quello che non paga (ma che si fa pagare, che garantisce e che alla fine tirerà su i palazzi).
È un sistema: se le cose vanno avanti ce n’è per tutti, ma se il corruttore non vede il risultato, alla fine si sente “concusso” e può essere indotto a raccontare tutto. Allora sono dolori e gli amici, dimentichi delle belle giornate passate in compagnia, diventano nemici.

Di Mario De Gaspari

TANGENTOPOLI MAI FINITA?

TANGENTI PER CHI?

Dal primo giorno in cui è stata resa pubblica l’inchiesta su Filippo Penati, si è sviluppata sotto traccia tra i militanti e tra tutti coloro che hanno seguito la vicenda una discussione, in cui la domanda centrale è: “i soldi li ha (o li hanno) presi per sé o per il partito?”

Se invece che del partito stessimo parlando della Croce Rossa o della Lega per la lotta contro il cancro forse un significato morale questa discussione lo avrebbe: si tratterebbe di decidere se, in termini molto grossolani, il fine può giustificare i mezzi. E, per certi aspetti, la stessa cosa si potrebbe anche dire se il destinatario finale delle tangenti fosse il partito politico, in situazioni “estreme”: se il partito, ad esempio, opera in condizioni di clandestinità, oppure se c’è di mezzo la vita dei militanti. Penso cioè a situazioni oggettivamente manichee, dove ci si deve necessariamente schierare, soprattutto perché si opera in condizioni in cui non sono assicurati i diritti civili.

Ma qui stiamo parlando di tutt’altro. Ammettiamo per ipotesi che un amministratore pubblico faccia incetta di tangenti per portare molto denaro al partito: lo possiamo per questo assolvere o anche solo giustificare? Perché esattamente questo sottende il quesito: se si prendono soldi per il partito, in fondo, si è meno colpevoli o, nel migliore dei casi, non si è affatto colpevoli, perche si è rischiato in proprio per la causa.
Ma se oggi un amministratore pubblico dirotta molto denaro di provenienza illecita verso i vertici del suo partito difficilmente lo fa per un ideale o per un fine superiore. Mi sentirei invece di sostenere che lo fa soprattutto per acquisire visibilità, credito e potere all’interno del partito stesso.

È così che a volte i partiti sembrano avere una doppio  codice: da una parte tutto l’apparato formale, gli statuti, i regolamenti, le strutture, ecc., dall’altra il vero apparato, quello per gli addetti, gli iniziati. Ovviamente quello che conta è il secondo, il codice del potere, dove spesso, appunto, contano molto i soldi che si fanno confluire nelle casse del partito, o meglio, di un leader o di una corrente.

Sono questi i meccanismi che sgretolano giorno dopo giorno la vita interna e la democrazia di un partito, perché la discussione politica avrà sempre meno importanza e conteranno sempre più gli schieramenti personalizzati. “Con chi stai?” diventa la domanda prevalente. Non ha più importanza ciò che un militante pensa, o il contributo che è in grado di dare,  e nemmeno il consenso e i voti che è capace di portare al partito. Conta solo stare con questo o con quello. È così che si creano le gerarchie reali ed è attraverso questi meccanismi di appartenenza che si formano le liste elettorali.

Per questo credo che la domanda “i soldi li ha presi per sé o per il partito?” sia una cattiva domanda: chi chiede tangenti o si lascia corrompere, in ultima analisi, lo fa sempre per sé. Semplicemente, se ha attitudini manageriali lo fa in grande e con un altro stile.

Ammettiamo per esempio che un sindaco, come contropartita, parziale o totale, per rendere edificabile un’area verde si faccia regalare le strutture, tendoni, capannoni, attrezzature, ecc. per le manifestazioni del partito: è naturale che possa suscitare ammirazione e avrà la riconoscenza degli iscritti. Non ha intascato soldi per sé, lo ha fatto per il partito! Ma assicurandosi la gratitudine dei suoi compagni si crea automaticamente una posizione di potere all’interno del partito stesso che può servirgli per emarginare le persone che ritiene pericolose per i suoi scopi e che, al tempo stesso, domani gli potrà procurare nuovi incarichi e quindi denaro. Come si vede, questa strada non è per niente migliore dell’altra.

Di Mario De Gaspari

venerdì 26 agosto 2011

lunedì 22 agosto 2011

SPECULAZIONI E TANGENTI, LA TOMBA DELLO SVILUPPO

ORIGINI E CONSEGUENZE DEL SISTEMA TANGENTI NELLE POLITICHE URBANE

 DI Mario De Gaspari
Cerco di spiegare la ragione per cui, a parere mio, oggi la questione morale legata al sistema delle tangenti (sotto diverse forme, consulenze, sponsorizzazioni, donazioni, favori, ecc.) deve essere compresa al di là delle implicazioni giudiziarie e perché la speculazione immobiliare è una vera e propria emergenza nazionale, economica e sociale.
Bisogna anzitutto comprendere perché la speculazione, in molti casi, è un vero e proprio crimine monetario. Un tempo questo era una scontata verità per la dottrina economica (si veda il volumetto di A.Del Mar “Storia dei crimini monetari), oggi lo si è semplicemente dimenticato. Solo se si riconosce questa semplice verità è possibile affrontare la cosiddetta questione morale dal verso giusto.

Ammettiamo che il signor Rossi possieda, per qualche insindacabile ragione, una macchina uguale in tutto e per tutto a quella usata dalla zecca per stampare soldi. Il signor Rossi è benestante, onesto e sa bene che stampare soldi falsi è un grave reato, e così la macchina rimane in cantina inutilizzata. Ammettiamo però che un giorno il buonuomo si trovi in gravi difficoltà economiche, che abbia magari subito qualche torto che proprio non si meritava, che la sfortuna si sia accanita contro di lui, che abbia smesso di pagare le rate dell’assicurazione e che sua moglie debba subire un delicato e costoso intervento chirurgico salvavita.

Per un po’ il signor Rossi resiste, chiede senza successo aiuto alle banche e ai parenti, finché stremato deve scegliere tra il rispetto della legge e la commissione di un reato che, tutto sommato, sa bene che difficilmente verrebbe sanzionato dal punto di vista etico. A questo punto tira fuori la macchinetta e comincia a produrre, la moglie è salva. Ma la famiglia sempre povera e il futuro dei figli si prospetta gramo. E intanto si avvicina la scadenza per il del cambio monetario: la moneta corrente, fortemente svalutata, sarà presto sostituita da una moneta più pesante, via gli ultimi tre zeri. Si tratta pur sempre della famiglia! E allora il Rossi, sempre più solo in lotta contro il destino, sempre più incazzato coi politici che guadagnano un sacco di soldi e lo lasciano nelle peste dopo una vita dedicata al lavoro, ci dà dentro di brutto, fa lavorare il marchingegno giorno e notte e intanto pianifica investimenti e cambio di valuta. Il finale ha poca importanza, ma ammettiamo solo, per un istante, che ci siano in circolazione parecchi signor Rossi e tante macchinette di quel genere: la moneta e l’economia ne soffriranno inevitabilmente.

In Italia ci sono 8.000 comuni, 8.000 sindaci e 8.000 assessori addetti allo sviluppo del territorio. Diciamo che ci sono, 8.000 per 10, 80.000 proprietari, tra grandi e piccoli, interessati a valorizzare i loro terreni e qualche migliaio di agenzie di credito impegnate a salvare i finanziamenti già erogati ai proprietari. Inoltre il contesto è favorevole: bisogna fare cassa perché c’è il patto di stabilità, i terreni inutilizzati portano degrado, gli zingari occupano i vecchi ruderi e mendicano per la strada, ecc. del resto non siamo nemmeno nella situazione del signor Rossi: a parte le tangenti, nella versione più ingenua e tradizionale che pare si usi sempre meno, che possono sempre essere intercettate dalla magistratura, non si rischia quasi niente.

Pur tuttavia, molti sindaci si trovano a commettere né più né meno un crimine analogo, per quanto non sanzionabile, a quello commesso dal signor Rossi: contribuiscono cioè a creare cioè moneta falsa. E questo senza averne una giustificazione altrettanto nobile. Ma chi li ferma più i nostri falsari territorialmonetari?

È naturale che, in questo contesto, ci sia sempre qualcuno più sgamato degli altri che va un po’ oltre. C’è anche la possibilità di portare un po’ di soldi al partito, guadagnarsi una certa riconoscenza e magari scalarne i vertici. Ci si può far pagare la sede per le riunioni o le strutture per le feste che tanto piacciono ai simpatizzanti che amano il ballo e le grigliate… ci si può sistemare per un bel po’.

C’è un aspetto però, che davvero attiene alla morale, che non viene mai sottolineato: tutto il denaro, vero, falso o virtuale, che viene creato o messo in circolazione con questo sistema, deve poi essere davvero convertito in moneta sonante, perché gli speculatori, le banche e tutti gli optional, devono essere pagati per davvero. Tutto ricade, in definitiva, su chi le case le costruisce realmente (infatti nell’edilizia è diffuso il caporalato nella forma più violenta, come nell’agricoltura arcaica del sud) e su chi le case le deve acquistare (il cittadino, che si indebita con mutui iperbolici anche per cinquant’anni).

La salute dell’economia reale viene inevitabilmente compromessa, perché si schiude una via facile e per niente rischiosa alla ricchezza; è a rischio il sistema creditizio, perché le banche daranno in continuazione soldi agli speculatori per difendere i prestiti già erogati; si creerà uno squilibrio nel mercato degli alloggi, perché il prezzo delle case, sia che vengano costruite sia che rimangano virtuali, dovrà almeno coprire la quantità di moneta creata sulla carta; si erode il risparmio privato che, impastoiato nei mutui, non andrà più ad alimentare le imprese e il mercato dei titoli.
Sugli effetti di carattere più squisitamente sociale, ognuno può fare i propri esercizi spirituali e le riflessioni che crede. Basta guardarsi attorno: difficoltà occupazionali, scarsa attitudine al rischio imprenditoriale, giovani che non mollano mai la famiglia di partenza, invecchiamento della popolazione, emergenza abitativa e immigrati che faticano a integrarsi,…..
Non basta per sostenere che le politiche urbane speculative sono una sciagura?

venerdì 5 agosto 2011

IL CASO PENATI. SESTO , SEGRATE E PIOLTELLO COSA LI ACCOMUNA

Publichiamo un un intervento dell'ex Sindaco di Pioltello, pubblicato in prima pagina del corriere  Milano di oggi,
Leggendo i nomi ricorrenti, riportati  sulla cronaca giudiziaria nel caso Sesto San Giovanni -Falk, ci rendiamo conto che sono gli stessi che abbiamo "incontrato"  di sovente in faccende e affari, che riguardano la nostra zona e che molti dubbi ci  sollevarono nel loro incedere.
Il titolare della Caronte,  per la causa e le accuse, sulla gare d'appalto  per il trasporto pubblico del comune di Segrate.
Grossi per la bonifica mai conclusa della Sisas di Pioltello.
Quelli legati all'intervento di Santa Monica di Segrate 
Le  dicerie  sul conferimento illegale nell'area ex dogana di terreno proveniente da Santa Giulia.
Penati e il suo enturage per "l'attivismo "  dimostrato", nel  famoso inciucio con  la lacerazione del suo partito a livello locale, pur di arrivare al recupero dell'area ex dogana. con la concessione al costruttore Percassi  del più grande centro commerciale d'europa. 
Tutto Partendo da un autorizzazione a 30.000  metri quadri di terziario, arrivando   ottocento mila metri quadri di commerciale.
Quello che è successo e il percorso del centro commerciale è noto a tutti, ma non tutto il percorso ci ha mai convinto e i dubbi ci sono sempre rimasti  e speriamo non per sempre.
E allora quello che  accomuna Sesto, Segrate, Pioltello e tutti i comuni d'Italia è forse quello che Mario Degaspari denuncia da molto tempo e che ribadisce nell'articolo sotto riportato.


CORRIERE DELLA SERA
Venerdì 5 Agosto 2001

L’intervento
                                                                                                                                                                                                  
CASO PENATI 
NON È SOLO UN PROBLEMA GIUDIZIARIO
Il caso Penati e il sistema immobiliare malato

di MARIO DE GASPARI

  Il caso Penati non può essere rubricato solo come vicenda giudiziaria. Personalmente ritengo che la forsennata valorizzazione immobiliare sia all’origine di questo tipo di situazioni e che per questo i bilanci delle banche siano gonfi non solo di titoli di stato a rischio, ma anche di ipoteche e di attivi immobiliari che prima o poi di dovranno svalutare. I mutui subprime sono stati il risultato, e insieme la causa, della bolla immobiliare. E in Italia, Zunino, Coppola, Ligresti, Uniland non c’entrano proprio nulla con la crisi economica?
   Come si fa ad essere “democratici” e assecondare la speculazione?! Persino la Banca d’Italia dice che, a causa della speculazione, i più bisognosi e gli immigrati i hanno pagato eccessivamente gli alloggi e che a causa dei mutui esorbitanti il debito delle famiglie viaggia più velocemente del debito pubblico. E si continua a raccontare la favola che il risparmio privato è il vero “tesoretto” del paese.
   Racconto un aneddoto. 1997, inizio del mio primo mandato da sindaco a Pioltello. Sul tavolo una lottizzazione da un milione di metri cubi. Un emissario di spicco (ho saputo poi che era di spicco) delle cooperazione emiliana, mi si presenta e mi dice: “Noi siamo interessati a costruire, voi che intenzioni avete? Se c’è possibilità ci stiamo dentro, altrimenti ci tiriamo fuori”. Gli mostro il programma elettorale, affisso all’albo pretorio del comune, che parla di consistente riduzione di volumetrie. Stretta di mano, saluti e buona fortuna.
   Qualche tempo dopo, a trattativa aperta, il dottor Paolo Berlusconi, titolare della società proprietaria dei terreni, mi dice di essere stato contattato da qualcuno delle coop emiliane e mi chiede consiglio.
   “Non è un problema mio. Ma forse nemmeno suo – gli rispondo -. Non c’è una possibilità su un milione che un’intermediazione possa agevolare l’accordo. Questo è il nostro programma, prego”.
   Il dottore sorride, pare più rilassato. La trattativa si conclude un paio d’anni dopo sulla base di 450.000 metricubi, gli oneri dovuti e la contestuale cessione al comune di una grande area verde, che diventerà la prima “foresta di pianura” della Lombardia, finanziataci dalla regione con 5 milioni di euro.
   Ricordo ancora che un emissario della società, durante una riunione, disse a un collega: “Finora abbiamo sempre pagato e non abbiamo mai costruito niente. Questa volta che non paghiamo forse riusciamo a costruire qualcosa”.
   Nessuno ha commesso reati, la società ha realizzato il suo intervento, il comune ha portato a compimento un contenzioso quasi ventennale, il territorio non è stato massacrato.
   Mi chiedo: perché vicende come quelle di Santa Giulia, Santa Monica, le aree Falck, Calchi e Taeggi, il parco delle cascine di Pioltello, i centri commerciali di Segrate, la bonifica Sisas, via Adda a Milano, porta Vittoria, si sviluppano sempre in un ambiente tenebroso e finiscono tra i sospetti e molto spesso in tribunale?