venerdì 5 agosto 2011

IL CASO PENATI. SESTO , SEGRATE E PIOLTELLO COSA LI ACCOMUNA

Publichiamo un un intervento dell'ex Sindaco di Pioltello, pubblicato in prima pagina del corriere  Milano di oggi,
Leggendo i nomi ricorrenti, riportati  sulla cronaca giudiziaria nel caso Sesto San Giovanni -Falk, ci rendiamo conto che sono gli stessi che abbiamo "incontrato"  di sovente in faccende e affari, che riguardano la nostra zona e che molti dubbi ci  sollevarono nel loro incedere.
Il titolare della Caronte,  per la causa e le accuse, sulla gare d'appalto  per il trasporto pubblico del comune di Segrate.
Grossi per la bonifica mai conclusa della Sisas di Pioltello.
Quelli legati all'intervento di Santa Monica di Segrate 
Le  dicerie  sul conferimento illegale nell'area ex dogana di terreno proveniente da Santa Giulia.
Penati e il suo enturage per "l'attivismo "  dimostrato", nel  famoso inciucio con  la lacerazione del suo partito a livello locale, pur di arrivare al recupero dell'area ex dogana. con la concessione al costruttore Percassi  del più grande centro commerciale d'europa. 
Tutto Partendo da un autorizzazione a 30.000  metri quadri di terziario, arrivando   ottocento mila metri quadri di commerciale.
Quello che è successo e il percorso del centro commerciale è noto a tutti, ma non tutto il percorso ci ha mai convinto e i dubbi ci sono sempre rimasti  e speriamo non per sempre.
E allora quello che  accomuna Sesto, Segrate, Pioltello e tutti i comuni d'Italia è forse quello che Mario Degaspari denuncia da molto tempo e che ribadisce nell'articolo sotto riportato.


CORRIERE DELLA SERA
Venerdì 5 Agosto 2001

L’intervento
                                                                                                                                                                                                  
CASO PENATI 
NON È SOLO UN PROBLEMA GIUDIZIARIO
Il caso Penati e il sistema immobiliare malato

di MARIO DE GASPARI

  Il caso Penati non può essere rubricato solo come vicenda giudiziaria. Personalmente ritengo che la forsennata valorizzazione immobiliare sia all’origine di questo tipo di situazioni e che per questo i bilanci delle banche siano gonfi non solo di titoli di stato a rischio, ma anche di ipoteche e di attivi immobiliari che prima o poi di dovranno svalutare. I mutui subprime sono stati il risultato, e insieme la causa, della bolla immobiliare. E in Italia, Zunino, Coppola, Ligresti, Uniland non c’entrano proprio nulla con la crisi economica?
   Come si fa ad essere “democratici” e assecondare la speculazione?! Persino la Banca d’Italia dice che, a causa della speculazione, i più bisognosi e gli immigrati i hanno pagato eccessivamente gli alloggi e che a causa dei mutui esorbitanti il debito delle famiglie viaggia più velocemente del debito pubblico. E si continua a raccontare la favola che il risparmio privato è il vero “tesoretto” del paese.
   Racconto un aneddoto. 1997, inizio del mio primo mandato da sindaco a Pioltello. Sul tavolo una lottizzazione da un milione di metri cubi. Un emissario di spicco (ho saputo poi che era di spicco) delle cooperazione emiliana, mi si presenta e mi dice: “Noi siamo interessati a costruire, voi che intenzioni avete? Se c’è possibilità ci stiamo dentro, altrimenti ci tiriamo fuori”. Gli mostro il programma elettorale, affisso all’albo pretorio del comune, che parla di consistente riduzione di volumetrie. Stretta di mano, saluti e buona fortuna.
   Qualche tempo dopo, a trattativa aperta, il dottor Paolo Berlusconi, titolare della società proprietaria dei terreni, mi dice di essere stato contattato da qualcuno delle coop emiliane e mi chiede consiglio.
   “Non è un problema mio. Ma forse nemmeno suo – gli rispondo -. Non c’è una possibilità su un milione che un’intermediazione possa agevolare l’accordo. Questo è il nostro programma, prego”.
   Il dottore sorride, pare più rilassato. La trattativa si conclude un paio d’anni dopo sulla base di 450.000 metricubi, gli oneri dovuti e la contestuale cessione al comune di una grande area verde, che diventerà la prima “foresta di pianura” della Lombardia, finanziataci dalla regione con 5 milioni di euro.
   Ricordo ancora che un emissario della società, durante una riunione, disse a un collega: “Finora abbiamo sempre pagato e non abbiamo mai costruito niente. Questa volta che non paghiamo forse riusciamo a costruire qualcosa”.
   Nessuno ha commesso reati, la società ha realizzato il suo intervento, il comune ha portato a compimento un contenzioso quasi ventennale, il territorio non è stato massacrato.
   Mi chiedo: perché vicende come quelle di Santa Giulia, Santa Monica, le aree Falck, Calchi e Taeggi, il parco delle cascine di Pioltello, i centri commerciali di Segrate, la bonifica Sisas, via Adda a Milano, porta Vittoria, si sviluppano sempre in un ambiente tenebroso e finiscono tra i sospetti e molto spesso in tribunale?

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