QUESTIONE MORALE E IGNOBILE COMPROMESSO POLITICO
(prima parte)
di Mario De Gaspari
In tutta franchezza, non condivido quasi niente di quanto è stato scritto in questi giorni sulla vicenda delle tangenti che sta travolgendo una parte del PD milanese. Non c’è nemmeno il tentativo di un’analisi politica. Mortificante.
La cosa che personalmente considero più grave è che per tenere in piedi un sistema di finanziamento si pratica un ignobile compromesso politico. Mi spiego: è mai possibile che dall’estate 2008 (esplosione della crisi dei mercati finanziari) non si sia spesa nel partito una sola parola sul problema della speculazione immobiliare?
Io ritengo che la valorizzazione immobiliare sia all’origine del problema, ma anche chi non la pensa proprio come me, può pensare che non c’entri proprio nulla? Io ritengo che i bilanci delle banche siano gonfi non solo di titoli di stato a rischio, ma anche di ipoteche e di asset immobiliari che prima o poi di dovranno svalutare.
Ma chi non la pensa proprio così può pensare davvero che il problema non esista? Perché la speculazione internazionale ha aggredito prima l’Italia della Spagna? (rimando al mio libro recente: La bolla immobiliare. Le conseguenze delle politiche speculative urbane. Mimesis. 10€).
Da dove eravamo partiti? Ricordate i mutui subprime? E in Italia, Zunino, Coppola, Ligresti? Tutti gonfiati e salvati dalle banche, col risultato che oggi a rischio sono proprio le banche. Leggetevi la vicenda di Uniland (rimando al mio penultimo libro: Malacittà. La finanza immobiliare contro la società civile. Mimesis. 16€), un caso tipicamente emiliano di intreccio (anche criminale) tra immobiliaristi, coop e banche emiliane. Perché non siamo di sinistra? Come si fa ad essere di sinistra e sostenere la speculazione?
Ditemi, non capisco. È così complicato capire che è questo sistema a creare nelle grandi città il problema della casa? Persino la banca d’Italia ha detto che, a causa della speculazione, gli immigrati hanno pagato eccessivamente gli alloggi e che a causa dei mutui il risparmio privato (il tesoretto) viaggia più velocemente del debito pubblico.
Se le coop emiliane sanno costruire e sono capaci di piazzarsi sul mercato, che lo facciano. Il problema nasce quando si favorisce una speculazione perché ci sono di mezzo le coop emiliane.
Racconto un aneddoto. 1997, inizio del mio primo mandato da sindaco a Pioltello, comune commissariato da sei mesi. La giunta leghista era caduta su un piano di lottizzazione da un milione di metricubi. C’erano già state, tangenti (precedenti alla giunta leghista), processi e condanne. Insieme alla mia elezione arriva la sentenza del Tar che ha accolto il ricorso contro il comune da parte della società immobiliare (Edilnord 2000, gruppo Paolo Belusconi).
D’accordo col segretario comunale, decidiamo immediatamente di fare appello al consiglio di stato. Poi vedremo. Un emissario di spicco (ho saputo poi che era di spicco) delle cooperazione emiliana, mi si presenta e mi dice: “Noi siamo interessati a costruire, pensa che si costruirà, voi che intenzioni avete? Se c’è possibilità ci stiamo dentro, altrimenti ci tiriamo fuori”.
Gli mostro il programma elettorale, affisso all’albo pretorio del comune, che parlava di consistente riduzione di volumetrie. Stretta di mano, saluti e buona fortuna. Qualche tempo, dopo, a trattativa aperta, il dottor Paolo Berlusconi, mi dice di essere stato contattato dalle coop emiliane e mi chiede consiglio. “Non è un problema mio. Ma nemmeno un problema suo. Non c’è una possibilità su un milione che la loro presenza possa favorire la realizzazione”.
Il dottore sorride, pare rilassato. Saluti e arrivederci. La trattativa si conclude un paio d’anni dopo sulla base di 450.000 metricubi, gli oneri dovuti e la cessione contestuale di una grande area verde (che diventerà la prima “foresta di pianura” finanziata dal regione Lombardia con circa 5 milioni di euro).
Ricordo ancora che un emissario della società, durante una riunione, disse a un collega: “Finora abbiamo sempre pagato e non abbiamo mai costruito niente. Questa volta che non paghiamo forse riusciamo a costruire davvero”.
Nessuno ha commesso reati, la società ha realizzato la sua operazione, il comune ha portato a compimento un contenzioso quasi ventennale, il territorio non è stato massacrato.
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