giovedì 22 dicembre 2011

PARCO DELLE CASCINE,QUANDO PERSEVERARE E' PURO MASOCHISMO

 QUANDO GLI ATTORI SONO SEMPRE GLI STESSI
PER IL PARCO DELLE CASCINE COSA LI SPINGE A FIDARSI ANCORA?

Pm e ispezione Bankitalia Tanti i punti in comune
Eccessivo sostegno al gruppo Siano, insufficiente informazione al Cda di Carife E in effetti i consiglieri non sono indagati. Santini? Firmò una delibera urgente
Cosa sapeva del pasticcio Siano il consiglio di amministrazione della Cassa di risparmio della seconda metà degli anni Duemila, e di conseguenza il vastissimo mondo economico cittadino del quale era (ed è) espressione?
E perché il pm di Milano che sta conducendo l’inchiesta Vegagest ha iscritto al registro degli indagati il presidente di allora Alfredo Santini e non gli altri membri del Cda che hanno condiviso con lui la responsabilità di tutte le decisioni?
Sono le domande cruciali, dal punto di vista di una città che ha visto la “sua” banca finire sull’orlo del baratro anche a causa di queste operazioni, che sono poste dall’inchiesta e che trovano in qualche maniera alimento anche dalle difese degli indagati eccellenti.
Sì, perché quando lo stesso Santini e l’ex direttore e videpresidente Vegagest, Gennaro Murolo, ricordano che tutti gli atti venivano deliberati all’unanimità dal Consiglio di amministrazione, anticipano una sorta di chiamata di correo, in caso naturalmente di loro rinvio a giudizio. Le risposte potranno arrivare solo dai prossimi atti giudiziari, ma un aggiornamento sulla genesi dell’inchiesta può aiutare a capire.
L’ispezione di Bankitalia
Di sicuro alcuni dei fatti citati nell’atto di chiusura delle indagini preliminari, in particolare i prezzi gonfiati dei terreni su cui trovarono posto i cantieri Santa Monica e Miluce, erano presenti nell’esposto del 2009 presentato dall’ex sindaco di Pioltello, Mario De Gaspari. Altrettanto certo è il ruolo attivo della Cassa di Risparmio nei confronti della Procura, con la documentazione già utilizzata per avviare l’azione di rientro del credito in sede civile.
 Le prime conclusioni dell’inchiesta, però, coincidono in maniera perfetta con le osservazioni, durissime nel contenuto se non nella forma, dell’ispezione della Banca d’Italia in corso Giovecca, che aveva fatto seguito a quella proprio in Vegagest.
La stessa ispezione, è bene ricordarlo, che innescò il terremoto in Carife con l’uscita prima di Murolo e poi di Giorgio Tomasi, il vicedirettore a lui più vicino, il terzo indagato ferrarese nell’inchiesta.
Una parte importante della relazione di Bankitalia si soffermava sugli «elementi di anomalìa» e l’incondizionato sostegno al gruppo Siano, che sono i punti di partenza dell’indagine.
E più volte compaiono le società lussemburghesi del gruppo Siano, che nelle convinzioni del pm diventano strumento di una presunta evasione fiscale. In quel rapporto dei tre ispettori, a proposito dei rapporti con il gruppo Siano, si legge tra l’altro di «insufficiente informativa» al cda in merito ai «rilevanti profili di rischiosità» dell’esposizione creditizia.
 Nemmeno in occasione della ristrutturazione della debitoria per 102,7 milioni non è stato «correttamente presentato», così scrivevano gli ispettori, lo stato di difficoltà finanziaria del gruppo Siano, anche se erano stati gli stessi imprenditori lombardi a mettere in chiaro la situazione nel chiedere aiuto alle banche.
 Per quanto emerso finora, quindi, si può ipotizzare che il magistrato abbia in parte confermato le conclusioni degli ispettori, e cioè che i consiglieri della banca non disponessero di tutte le informazioni necessarie a prendere decisioni in maniera consapevole, almeno per quanto riguarda il gruppo Siano.
 Risulta tra l’altro che alcuni consiglieri siano stati sentiti come testimoni dal pm. La pesante multa di 340mila euro di Bankitalia è stata appioppata a tutti i consiglieri, ma anche al collegio sindacale di allora e a Murolo, in quanto riguardava contestazioni più ampie.
Il ruolo di Santini
L’ex presidente ha un ruolo diverso da quello del suo vecchio direttore, ma evidentemente anche dagli altri consiglieri. In cosa?
 Negli atti di conclusione delle indagini viene citato individualmente una sola volta, riferendosi a una delibera del 2007 assunta in via d’urgenza da lui, d’intesa con Murolo, che concedeva ai Siano altri soldi per rilevare dagli ex soci Sopaf e Bordignoni quote del fondo Aster, quello di Santa Monica. Le delibere in via d’urgenza sono come decreti legge, vengono confermate dal Cda dopo qualche giorno ma intanto producono effetti. Del resto lo stesso ex presidente, nella sua difesa, parla correttamente di delibere sempre «avvallate o ratificate all’unanimità» dal consiglio.
La spiegazione delle motivazioni di quell’atto sembra quindi un passaggio cruciale per Santini, che però è indagato pure per la vicenda Miluce, dove non vengono indicati atti riconducibili

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