venerdì 17 febbraio 2012

IL SATELLITE, PIAZZA GARIBALDI, LE PERIFERIE, LA CRISI E IL PROBLEMA DELLA CASA (prima parte)

 PIOLTELLO  IL SATELLITE E PIAZZA GARIBALDI
UN LABORATORIO DI IDEE E PROGETTUALITA'

Il problema delle periferie è una delle grandi questioni nazionali. La situazione dei quartieri popolari di Pioltello fa parte di questo grande tema. Proviamo ad affrontare     questa vicenda con la consapevolezza, appunto, che si tratta di una grande questione e che Pioltello, città multietnica, può essere davvero un laboratorio di idee e progettualità. Prima di tutto occorre capire cosa è davvero successo.

Sviluppiamo quindi un anaslisi complessiva  che pubblicheremo divisa i tre parti: 
1) La Costituzione tradita
2) La casa, un diritto e un probblema
3) Qual cosa che si può fare

1° PARTE
LA COSTITUZIONE TRADITA

L’articolo 47 della costituzione italiana delinea il rapporto di priorità e di efficacia tra il risparmio e il credito. “La Repubblica favorisce il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione e alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese”. Sostanzialmente i costituenti prevedevano la possibilità per i ceti produttori di risparmio, di utilizzare le somme accantonate per l’acquisizione della casa o della terra. L’accesso al credito, opportunamente supervisionato dallo stato, avrebbe concorso e dato efficacia a questo diritto. Risparmio e credito, quindi, si devono bilanciare e devono cooperare nel soddisfacimento dei bisogni.
La proprietà privata è sì garantita e riconosciuta dalla legge, la quale però  “ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti” (art. 42). Dunque alla proprietà privata deve essere assicurata la funzione sociale.
La cooperazione tra risparmio e credito implica che le fasce sociali più deboli, che non producono quote significative di risparmio e per le quali risulta dunque difficile l’accesso al credito, necessitano di forme alternative di solidarietà e sostegno. In altre parole, l’esigenza di soddisfare il bisogno primario dell’abitazione non si esaurisce nell’assicurare il diritto all’accesso alla proprietà privata, ma può e deve attuarsi attraverso forme diverse, come ad esempio l’equo canone, il canone pubblico e tutte le varie iniziative di edilizia popolare.
È lo sbracamento liberistico degli anni ’90, insieme al ritirarsi progressivo delle politiche pubbliche, che porta a ricercare la soluzione di ogni problema, e così anche del problema della casa, nella magia del mercato: il diritto all’abitazione viene identificato con il diritto alla proprietà della casa, il quale deve essere assicurato a qualsiasi costo.  Siccome vi sono cittadini che non hanno risparmi, devve essere fatto tutto attraverso prestiti e questo implica un’esasperazione dell’esercizio del credito. Così il credito si separa pericolosamente dal risparmio, al circuito virtuoso subentra un circuito perverso dove il credito, invece di incoraggiare e supportare il risparmio, finisce con l’incoraggiare chi rischia in grande e impoverire chi deve soddisfare un bisogno.
I mutui subprime sono l’esemplificazione di questa nuova tendenza e la crisi finanziaria ne costituisce l’esito inevitabile. Negli Stati Uniti i subprime erano contrabbandati, nell’intendimento di Bush, come l’estensione del sogno americano agli afroamericani e agli ispanici, in Italia come la risoluzione del problema alloggiativo per i nuovi immigrati. Sia là che qui i mutui facili servivano soprattutto a tener vivo il mercato delle case, pur in presenza di prezzi in continua ascesa, e ad alimentare la speculazione finanziaria.

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