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Punto primo. Nel sostenere la bontà della politica di bilancio dell’amministrazione De Gaspari, ci riferiamo ovviamente all’insieme delle scelte che fece quell’amministrazione, della quale anche Rossini è stato assessore, senza dimenticare il ruolo dei funzionari che quelle scelte hanno avuto il compito di sviluppare. Rossini non ricorda una particolare attenzione del sindaco in materia di bilancio. Forse ha qualche ragione, ma è bene spiegare: intanto c’era la consapevolezza che la materia fosse ben amministrata, grazie, soprattutto alla competenza e perseveranza dello stesso Rossini, di Tarricone e dei funzionari del settore. In secondo luogo, e qui Rossini può anche non essere d’accordo, è sempre opportuno mantenere, per così dire, una certa dialettica, tra chi gestisce “i cordoni della borsa” e chi la politica nel suo insieme. È pericoloso fare politica tenendo sempre la calcolatrice in mano, perché si finisce col fare la Cassandra e non si combina niente. Dialettica che non significa prevaricazione da parte del sindaco, ma semplicemente fare sì che la ristrettezze finanziarie non inducano a modificare in continuazione tasse, tariffe e prelievi vari. Da parte del sindaco, dunque, non c’era affatto disattenzione, anche se ognuno di noi, anche Rossini probabilmente, ha interessi prevalenti in una materia o nell’altra. Nella fattispecie, la posizione che tenne il sindaco nell’occasione era di procedere al recupero generalizzato, solo se fossimo riusciti anche a recuperare le grandi cifre che mancavano all’appello sulle aree di trasformazione. Perché così stavano allora le cose, sulle grandi aree edificabili o in corso di edificabilità gli immobiliaristi non pagavano quasi nulla. Così facemmo e, anche attraverso soluzioni concordate, recuperammo diversi miliardi di lire. Rossini non era più assessore, ma penso che ne sia a conoscenza.
Ricordiamo anche che quando si prospettò la necessità di istituire l’addizionale all’irpef per far fronte al patto di stabilità (che anche allora non era proprio rose e fiori), il sindaco De Gaspari chiese e pretese che questo venisse fatto a fronte di una manovra finanziaria complessiva, in cui, fatto salvo l’obiettivo di ottenere il saldo positivo previsto, venissero aboliti altri balzelli. E così facemmo: l’addizionale venne istituita, ma nel contempo abolimmo la tassa sulle insegne, la tassa sull’occupazione del suolo per la ristrutturazione degli edifici, la tassa sui passi carrai e altri tributi minori che davano pochi introiti e molto lavoro.
Come detto, il patto di stabilità durante l’amministrazione De Gaspari non era affatto “rose e fiori”, anzi era più stringente di oggi, perché riguardava la parte corrente e gli investimenti sia per cassa che competenza, tanto da costringerci a ridurre la spesa corrente dei servizi sociali e a limitare i pagamenti anche dei ricoveri minori, anziani e portatori di handicap. Eppure andammo avanti, risparmiando dove era possibile e incrementando i servizi di cui necessitava la città.
La verità è che è stata proprio la politica adottata dalla amministrazione Concas, soprattutto durante il suo primo mandato, a determinare la situazione disastrosa in cui oggi si trova.
Sembra anche che vogliano chiudere il nido di via Monteverdi. Ma se il nido è considerato un servizio a carattere produttivo e quindi da lasciare al libero mercato, l'assunto vale sia per il nido gestito dall'azienda speciale che per quelli gestiti direttamente dal comune. L'amministrazione vuole lasciare al mercato libero tutto il servizio? Non c’è proprio niente di “sinistra” in tutto questo. Casomai c’è qualcosa di sinistro.
L'amministrazione ha le idee un po’ confuse e si muove a tentoni prendendo per oro colato tutto ciò che dice qualche consulente incaricato.
Rimangono inevase alcune fondamentali domande:
1)La terapia " da cavallo" che oggi si prospetta (aumento delle tasse, vendita del patrimonio pubblico a prezzi che sicuramente non sono quelli che avrebbe potuto avere in una situazione di mercato diversa ecc.) poteva essere evitata o essere limitata evitando un aumento delle tasse locali che vanno ad aggiungersi agli aumenti della manovra nazionale?
2) questa situazione era conosciuta da tempo, non è emersa all'improvviso. Quale è stata l'informazione data alla cittadinanza sulle cause e sulla terapia che sarebbe stata posta in essere subito dopo le elezioni e in occasione del primo bilancio successivo?
Anche a livello nazionale, fino a pochi mesi or sono, dicevano "che tutto andava bene", "che i conti erano in ordine", " che la situazione dello stato italiano era migliore di quella di altri stati". Perché l’amministrazione di Pioltello si è comportata nello stesso modo?
3) E' corretto nascondere alla cittadinanza la realtà di fatti?
4) E' vero o non è vero che l'amministrazione dal 2010 non paga le ditte appaltatrici tanto da costringere le ditte a richiedere il pagamento a seguito di decreti ingiuntivi, con aggravio di interessi e spese legali?
5) Non è forse vero che un'amministrazione più responsabile e meno demagogica si sarebbe comportata in modo diverso e forse avrebbe evitato questo disastro o trovato per tempo delle soluzioni meno pesanti per i propri cittadini?
Sono queste le domande cui l'amministrazione deve dare risposta, altrimenti in cosa si manifesta la "responsabilità politica"?
Infine una nota di colore. In un intervento pubblico il sindaco ha detto che le farmacie ormai guadagnano poco perché i loro prodotti si vendono anche al supermercato. È curioso questo modo di promuovere il patrimonio pubblico in vista della vendita.
Mario Tarricone e Mario De Gaspari
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