domenica 24 luglio 2011

LA QUESTIONE MORALE E LA QUESTIONE POLITICA NELLA SINISTRA COME NELLA DESTRA

LA QUESTIONE MORALE E LA QUESTIONE POLITICA


Per il partito democratico, che è anche il mio partito, c’è un modo solo per uscire in maniera onorevole dalla vicenda sestese: dichiarare aperta la questione morale e individuare l’origine politica e psicologica del malaffare.
Al di là di come ne possano uscire le singole persone indagate, il quadro che viene delineandosi è tragico. Perché sostengo che occorra delineare l’origine politica e psicologica del problema? Pensate solo alle dimensioni del giro di denaro, quanti soldi sono girati? E pensate da dove provengono quei denari. Sono sempre somme che provengono dalla valorizzazione dei terreni o dalle sopravalutazioni dei costi di bonifica (il che è la stessa cosa, perché poi i costi di bonifica si trasformano in volumetrie edificabili).
Le possibilità che derivano dall’elasticità del valore dei terreni sollecitano inevitabilmente appetititi politici (finanziamento ai partiti, ecc.) e appetiti personali. Nel caso migliore si fanno finanziare (magari in conto oneri, tanto pagheranno poi tutto quanto i cittadini che acquisteranno le case coi mutui) opere pubbliche per la città o ci si procurano sponsorizzazioni (magari a carattere sociale, così ci si guadagna la rielezione).
Quello delle volumetrie edificabili e dei costi per le bonifiche è un grande rubinetto che deve essere chiuso una volta per tutte. Immaginate un’amministrazione che si mette a trattare con un grande gruppo immobiliare senza che sia ancora stabilito ciò si deve realizzare su un terreno. “Le possiamo costruire il palazzetto dello sport”, “vuole il municipio nuovo, così lo può inaugurare prima delle elezioni?”, “non avete bisogno di un centro congressi?”, “facciamo lo stadio”, “portiamo l’università, vuoi mettere il prestigio!”, “ristrutturiamo quella bella cascina? Magari per metterci gli anziani così poi vi votano in massa”. Così vanno le cose, così è stata pensata la legge urbanistica regionale (ma anche a livello nazionale non è tanto diverso) nel periodo apicale della bolla immobiliare. Sapete qual è l’insulto peggiore che chi non accetta questo sistema? “Anima bella”, oppure, e qui non hai scampo perché prelude all’emarginazione politica, “rompicoglioni”. Se fanno circolare la voce che sei un “rompicoglioni” (devo spiegare in che senso?) sei fritto. E infatti, alle elezioni provinciali, il sottoscritto non l’hanno candidato. Avevamo il record dei voti, ne hanno persi ben più della metà col doppio dei candidati, hanno perso collegio ed elezioni, ma possono continuare a fare affari sul parco delle cascine, sulle bonifiche del polo chimico (aspetto ancora la risposta alla mia interpellanza in provincia…), ecc. ecc. Hanno preferito rischiare di perdere (e infatti hanno perso) che rischiare di avere un “rompicoglioni” tra i piedi.
Siccome questo costume è una delle cause principali della crisi economica e finanziaria del paese (e anche dell’impoverimento delle famiglie, perché sono poi queste a ripagare tutto, tangenti comprese, con l’acquisto delle case), l’intervento della magistratura è utile e necessario. Sarebbe meglio se intervenisse la politica, come avrebbe voluto Berlinguer, ma chi ci crede?

Mario De Gaspari

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