BASTA DIRE: “SI SAPEVA”
Di Mario De Gaspari ex Sindaco di Pioltello
Sul corriere della sera del 18 dicembre Aldo Grasso fa notare che tutti coloro che oggi dicono, a proposito di ciò che è emerso sul San Raffaele, “si sapeva”, hanno taciuto. I reati, i danni procurati al patrimonio (speculazioni, fondi neri ecc.) e alle persone (sesso con ragazzine, debiti verso imprese e fornitori, ecc.) sono di una gravità assoluta. Eppure hanno taciuto. Perché, dunque, hanno taciuto? Se tacendo si consente la reiterazione del dolo o del danno, si diventa corresponsabili.
Sono convinto che tra qualche tempo, quando tutto ciò che riguarda Santa Monica, il rapporto con la famiglia Siano, il parco delle cascine e altro ancora verrà portato alla luce e potrà essere considerato nel suo insieme, in tanti diranno “si sapeva”. E così, con una scrollata di capo, cercheranno si dimostrare intuito precoce e lavarsi la coscienza. Non voglio essere tra questi, non sono tra questi.
Per questo è bene che le differenze siano rimarcate oggi, perché oggi è il giorno in cui “si sa” e non domani, quando ci si accontenterà di dire “si sapeva”. Come ho avuto modo di argomentare in tante occasioni, sono fermamente convinto che la valorizzazione, la speculazione e l’affarismo immobiliare siano la causa principale della pessima situazione economica in cui si trova il paese. E questo basta e avanza per indurre a spendere almeno una parola. Se c’è stato un tempo in cui si poteva pensare che la valorizzazione finanziaria dei suoli potesse favorire la crescita e lo sviluppo economico, questo tempo è passato da un pezzo. La compromissione del sistema creditizio nelle più spericolate avventure speculative, spiega con assoluta evidenza la crisi e le difficoltà che oggi trovano le banche nel finanziare imprese e famiglie. E spiega anche i pericoli di insolvenza in cui le stesse banche sono intrappolate, quotidianamente sottolineati dai tracolli borsistici che preoccupano tutti coloro che hanno depositato i loro risparmi. Anche l’andamento dello “spread”, termine ormai divenuto familiare, con cui si aprono i notiziari, ne è un preoccupante riflesso.
Almeno a partire dall’estate 2008 non ci sono più scuse. La magistratura indaga sui reati e processa i presunti colpevoli, ma non possiamo pensare che finché non ci sia un pronunciamento definitivo dei giudici non si abbia il diritto di esprimere un giudizio. Ebbene non ci vuole molto per capire nel bacino Pioltello-Segrate-Peschiera è all’opera da qualche tempo un vero e proprio comitato d’affari che sta producendo danni, contemporaneamente, al territorio, all’ambiente, alle persone e all’economia nel suo insieme. Le notizie che emergono occasionalmente dalle varie inchieste, alcune volte hanno un rilievo penale diretto, altre volte meno, ma il quadro d’insieme è purtroppo chiaro e lascia sgomenti. In ogni caso, nemmeno le notizie riguardanti le inchieste in corso hanno funzionato da deterrente. Tutti pensano sempre di essere più furbi degli altri e così, quando interviene la magistratura, il danno c’è già stato. Siamo ritornati di gran carriera agli anni ottanta e quasi non ce ne siamo accorti. Probabilmente la situazione è persino peggiore.
E ripeto, non voglio essere tra coloro che tra qualche anno diranno a mezza bocca che “si sapeva”. Dire tra qualche anno che “si sapeva”, significa che“sappiamo oggi”. E, se sappiamo, dobbiamo spendere una parola e cercare di fermare il disastro. Anche perché la magistratura indaga, ma, per l’appunto, i progetti non si fermano. I Siano (perché mai gli vengono regalati 175.000 metricubi edificabili?), Percassi (perché finanza Penati proprio quando aspetta il parere della provincia sul suo centro commerciale?), Pirovano (perché gli regala 100.000 euro?), Zunino, il povero Grossi, l’ingegner Roma, l’ingegner Michele Molina. E poi, appunto, amministratori dei comuni, quelli della provincia e quelli della regione. Persino la Uniland di Alberto Mezzini (quello dello scandalo che ha coinvolto anche il Banco emiliano romagnolo e il sistema cooperativo emiliano) ha finanziato la campagna elettorale di Penati! È davvero troppo! Mettiamo tutto in fila e vediamo che cosa ne esce. Non si tratta di costruire un teorema. Si tratta invece di considerare in un quadro d’insieme, pragmaticamente, una serie di scelte che appaiono del tutto illogiche. Ti sforzi di capire dove sta l’interesse pubblico, ma la fatica è vana.
L’interesse pubblico non c’è mai. In qualche caso non c’è nemmeno l’interesse elettorale: il sostegno al progetto immobiliare di Percassi, per esempio, a Penati non ha certo giovato. Si può anche sbagliare, uno può pensare. È vero, ma in alcuni casi è stata tale e tanta, così aggressiva e ostinata la pervicacia con cui si è voluto arrivare al risultato che è difficile pensare a semplici errori. E comunque anche gli errori, quando diventano sistematici e ricorrenti, non sono più tanto scusabili. Milano ha sbagliato con Zunino e Grossi a Santa Giulia una decina d’anni fa, ma come si può accettare che Pioltello ripeta l’errore dopo un decennio? Segrate ha sbagliato nel 2006 sulla Boffalora, ma forse i Siano non si conoscevano e la crisi non era ancora esplosa. Come si può accettare che l’amministrazione di Pioltello ripeta l’errore nel 2011? A Santa Monica stanno ancora trafficando per rimettere in piedi un’operazione pensata senza capo né coda, e a Pioltello stanno già copiando Segrate.